“La foresta dei pugnali volanti” di Zhiang Yimou è una coreografia in cui
domina il verde, in accordo con le tinte della foresta o in opposizione al
rosso complementare del sangue o al giallo che si ritrova nei campi fioriti al
volgere delle stagioni fino al bianco dell’inverno. La saturazione
è al massimo e di certo l’estetica viene dalla pittura o ancora di più dalla
tecnica di riempimento grafico dell’animazione (certe scene tra i bambù
ricordano le passeggiate di “Mushishi” o il bosco di “Mononoke Hime”). A questo si aggiunge il movimento che nelle
arti marziali cinesi (wuxia) è accentuato e si avvicina alla danza come nella
capoeira brasiliana, e il sonoro, sin dall’inizio la grazia nel canto e nel
ballo sono componenti fondamentali della struttura narrativa con la mirabile
scena dell’eco riprodotto sui tamburi grazie allo spostamento delle stoffe. Dunque,
bellissimi anche i costumi che devono riprendere i colori naturali e trovare
una corrispondenza nell’esuberanza dei paesaggi o degli interni decorati. Qui gli
abiti sono firmati da Emi Wada, spcializzata in film corali come “Ran” o “Tabu –
Gohatto” e capace di rendere le atmosfere immaginifiche di Kurosawa (“Sogni”). La
compenetrazione tra uomo e Natura è data anche dai campi lunghi e dalle inquadrature
allargate che inseriscono i protagonisti in un contesto paesaggistico ampio.
Anno 859 sotto la dinastia Tang . Chi è il successore del capo dell’alleanza
dei Pugnali volanti? È una girandola di
nomi e di visi celati dai cappelli e dai travestimenti. Fino alla fine non è
chiara la parte dei singoli personaggi della vicenda che così anche nella
trama, è ricca e coinvolgente fino alla conclusione tragica, con il classico
triangolo amoroso tra Jin, Leo e Mei, che noi occidentali ritroviamo nell’”Otello”
ma che è la base di innumerevoli racconti. Jin è come il vento giocoso. Lo si
potrebbe paragonare alla figura del Jinn (con due N!) come se si trattasse di
un trickster tra due mondi, quello dei ribelli e quello della milizia
imperiale, ossia tra il nuovo e il vecchio o ancora tra la libertà e l’istituzione.
Nessun commento:
Posta un commento