Annie, dopo mesi. Parlo, riesco a conversare, finalmente ho
libri, film e serie da condividere, anche se in fondo è sempre la stessa
conversazione riciclata. Ma è lei ad essere stanca, il viso provato nonostante
il correttore che copre un po’ le occhiaie «Non ho un giorno libero da
settembre e quando mi prendo mezza mattinata, devo comunque fare i lavori di
casa; il mio ragazzo non lo vedo quasi più, solo un’oretta la sera. È come se
avessi messo in stand-by la mia vita» «Ti ci vuole una vacanza lontana da
tutto» «Mah, forse gennaio e febbraio saranno più tranquilli e potrò andarmi a
fare un giro» . Ha amici sparsi per mezza Europa. Io non voglio pianificare
niente, lascio cadere e torno a discutere di cose frivole: tutto bene. L’umore
sta migliorando nel tentativo di mettere a frutto questo periodo difficile. Non
so quando potrò di nuovo uscire normalmente (e la tempistica per i regali di
Natale mi preoccupa non poco) ma non voglio fare previsioni perché il quasi no
della fisioterapista alla mia speranza di poter andare in biblioteca l’undici
novebre mi ha demoralizzata fino alle lacrime. Cassie ha fatto una comparsata
ma è subito sparita in camera. Anche lei ha bisogno di riposare. Ora le notti
passano (monotone come i giorni) e dormo persino per cinque ore ma mi sveglio
comunque per fare pipì almeno due volte, e la devo chiamare, anche se mi
dispiace «Mi riaddormento subito se non ci sono problemi» non ne sono tanto
sicura ma non posso farne a meno, tutto passa in poco tempo (ormai siamo
rodate) e alle 5.30 faccio colazione guardando un documentario di Rai 5. Sto imparando
un sacco di cose. Soprattutto mi piacciono i documentari di viaggio e meno
quelli sugli animali anche se poi resto sintonizzata per pigrizia e perché a
quell’ora non c’è altro in giro. Poi mi disintossico leggendo, scegliendo ogni
volta un libro un po’ più lungo. Ero partita dal giorno del trauma che la testa
mi andava via in poche pagine, distratta da pensieri e ossessioni varie. Ora sono
al traguardo di 320 pagine il prossimo sarà di 370. Storie leggere,
coinvolgenti, ironiche. Ammaniti aiuta, poi passerò a Veronesi. Comunque con
Cassie va meglio: si occupa di me a trecentosessantacinque gradi e fa anche
troppo – povera donna. Lavora solo per mezza giornata e si fa sostituire dalla
collega che ormai l’affianca in tutto. È questo quello che volevo? Inconsciamente
forse sì. Non che mi sia fatta male apposta o che mi trovi bene in questa
condizione, ma sento qualcosa di piacevole, caldo e materno ogni volta che mi
porta in cucina o che deve venire a vedere se è tutto apposto. Ho un campanello
che posso suonare per evitare di urlare e lei lo sente subito, senza mancare
una volta. Per questo cerco di soprassedere sui piccoli incidenti e ripeto come
un mantra “Non la attaccare. Non la attaccare”. Per i problemi maggiori ho
ancora qualche difficoltà: errori di calcolo per lo più, o di budget. Sto provando
a controllare l’impulso alla paranoia economica avendo capito che Cassie è in
grado di usare praticamente di tutto dentro alle sue improbabili torte che però
vengono utili quando si presentano gli ospiti della domenica, unico giorno in
cui la gente non lavora. Di solito sono Sonia e suo marito e siccome sono
entrambi golosi ed educati non si tirano indietro di fronte a una fetta di
dolce. Io invece ho sempre il mio standard, più per abitudine e per praticità
che per altro, anche se trovo varianti interessanti di cui però non sono pronta
a parlare apertamente con tutti quanti (la curiosità di Sonia a volte mi mette
in imbarazzo). Si fa merenda insieme e si scambiano due chiacchiere sul
principale di Flavio e sugli espositori per ciglia finte, sugli ultimi scandali
sanremesi e sulla birra artigianale, sui sottobicchieri e sui francobolli falsi
che lui disegna per beffare le Poste. Vanno via verso le otto, quando inizia
Fazio in tv. Sto cercando di disintossicarmi dalla televisione spazzatura (i
telefilm del mattino fanno passare il tempo ma non hanno spessore) e guardo
film sul cellulare, anche se lo schermo è piccolo e scomodo e pure venato:
almeno a fine giornata mi pare di aver fatto qualcosa di buono, di aver immesso
nel cervello un sapere qualsiasi.
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