sabato 15 novembre 2014

SI ALZA IL VENTO


 

È l’ultimo giorno del Festival della Città Impossibile. Oggi ci sarà la sfilata dedicata allo Studio Ghibli, per i venticinque anni del suo personaggio più famoso. A pensarci è curioso: come mi ha detto un mio amico, siamo l’ultima generazione che guardava “Bim Bum Bam” alla tv; l’ultima generazione che pagava in lire (un “millino” di focaccia e un estathé, per colazione); l’ultima generazione che ascoltava le audiocassette. Siamo gli ultimi paladini di un tempo pulito. Siamo quelli cresciuti senza internet. L’ho notato ieri, mentre il Cugino IT descriveva i ragazzi che avevano viaggiato con lui in treno dal punto A al punto Z: «Uno lavorava al computer, l’altro aveva l’I-pod acceso, il terzo giocava con una consolle e il quarto non ha smesso un attimo di mandare messaggini» … Non ha parlato di qualcuno che leggesse un sano, vecchio libro …

Il tempo dev’essere corso via con una piroetta che non sono riuscita a seguire.

Era stato l’argomento dell’ultima seduta sulla poltrona Ikea (modello Poang). La constatazione di Violante era arrivata tagliente, senza mezzi termini: «Molte persone che conosci sono andate a vivere all’estero, vero?» La bomba era caduta con uno schianto verticale. «Sì, e presto anche Magami se ne andrà … A coltivare scimmiette in una piantagione di dragon fruits» Perdere mia sorella: la prospettiva mi angoscia come lasciare una buca nel bel mezzo di un’aiuola, dove dovrebbero esserci dei fiori … A Natale comprerò una coppia di webcam, ma so già che la comunicazione via satellite sarà sempre difficile e di rimbalzo, lontana e un po’ asettica – corrispettivo tecnologico dell’amicizia di penna con una ragazza-madre di Bangalore. Sarà come lasciare indietro l’altra metà del cuore, dopo aver affrontato troppi strappi simili eppure meno dolorosi. Sylvia, Chris e per un certo periodo anche Annie … tutti dispersi in nome della fuga dei cervelli che è diventata la nostra emorragia nazionale.

 
E poi, più in piccolo, persino Liv aveva cambiato i suoi orizzonti (e per questo ora poteva ospitarmi nella Valle del Carnevale). E mi è sembrato strano. E poi innaturale. E poi di nuovo strano che gli amici d’infanzia si sposassero, avessero figli, comprassero cucine componibili.

La bambina che quando eravamo piccole m’inseguiva nei bagni recitando la parte di Brigitta – Fuori e dentro le toilette. Piastrelle rosa sui muri. «Paperonuccio! ♥» – ha organizzato un matrimonio da favola (con palloncini e fiori, riso e farfalle. E un bellissimo abito-nuvola, bianco e rosso sul seno generoso).  Cerco regali per i bimbi appena arrivati. Hanno occhi limpidi, pieni di fiducia.



Mi piace scegliere cappellini di Hello Kitty e giocattoli di legno da costruire e da trascinare su rotelle colorate. Ho visto anche tanti morbidissimi peluche sui banchi che celebrano i grandi registi dell’animazione nipponica. Ovviamente eserciti di animali grigi con le orecchie dritte e pupille tonde e modellini dell’astronave del pirata dello spazio, ma gli stand tesi nelle piazze rinascimentali sono una magia momentanea e io, lontana da qui, non avrei più un personaggio da interpretare. Solo adesso Erin è completamente viva e io non provo sensi di colpa, cambiando banconote e caricandomi di sacchetti e opuscoli.

Ho seguito decine di conferenze riempiendo mezzo quaderno di appunti da riportare nelle recensioni dei prossimi mesi. Sento il cervello ribollire di bollicine effervescenti, come le caramelle che mia nonna teneva sempre in borsa. Penso ancora ai giovani che non usano il tempo del viaggio per leggere. Non potrei rinunciare all’affannoso moltiplicarsi dei neuroni su nuovi panorami …

Un mangaka agita timidamente la mano, quando mi vede ancora e ancora in prima fila. Si parla di realtà, di dodici zombie e delle torri di Tokyo – Lo Sky Tree è la più alta dell’universo. Si pinta come un ago negli occhi spalancati del Cielo.

Non avevo mai conosciuto un disegnatore indiano: un bell’uomo, lunga chioma nera. Racconta il suo percorso spirituale mischiando la new age all’arte nel suo inglese musicale e mentre risponde alle domande, abbozza su un dio con molte braccia, descrive il mondo. Dal tramonto all’alba.