lunedì 23 gennaio 2012

venerdì 20 gennaio 2012

DONNE: CUORE DEL MONDO




La cosiddetta womenomics, la nuova formula per la crescita economica supera le vecchie politiche per le pari opportunità e unisce l’attenzione per le attività femminili, la sostenibilità ecologica e la produttività. I progetti equi promossi da Bottega Solidale sono attivi in più di 40 e coinvolgono circa 170 cooperative, molte delle quali sono formate da donne. Oggi il 96% del microcredito va a favore delle associazioni “in rosa” per la valorizzazione del territorio e dell’artigianato a livello locale. In molti casi l’indipendenza finanziaria comporta anche un miglioramento delle condizioni generali di vita, maggior istruzione e incremento demografico. I piani di cooperazione e dalle ONG in Asia, Africa e America Latina non si basano soltanto sulla giusta ripartizione dei guadagni, ma si occupano anche di garantire la scolarizzazione, corsi pratici di avviamento al lavoro e seminari sui diritti delle classi “deboli”.
Ad esempio PACHAMAMA è un progetto peruviano che assicura alle lavoratrici un’educazione e l’indispensabile conoscenza sul tema della violenza in famiglia: gli indumenti andini e i soprammobili (statuette di terracotta nera e vasellame decorato con mortivi geometrici “in negativo”)hanno uno straordinario cromatismo. Ciascuno racconta una storia.
Analogamente in Guatemala si cerca di recuperare una società gravemente danneggiata dai traumi di trentacinque anni di guerra civile, attraverso la commercializzazione di tessuti tradizionali e anche in Bolivia si sta rivalutando l’apporto creativo delle donne, e in particolare delle indigene aymara che per la prima volta, con la presidenza di Evo Morales, hanno avuto una degna rappresentanza nel governo. Il problema principale, infatti, è sempre stato quello di far arrivare in alto la voce degli svantaggiati, ma si è capito che questo salto è possibile se si creano dei consorzi.
Diverse iniziative riguardano la rivalutazione delle risorse ambientali nei Paesi arabi. Il Marocco è una terra dai cento colori: lo zafferano, l’oro rosso viene raccolto e preparato dalle collaboratrici di TAOULINE; nella zona polverosa abitata dalle capre le piantagioni di alberi d’argan donano un senso di pace e tranquillità. Le proprietà cosmetiche dell’olio ricavato dalla pasta di questi frutti sono ormai note e la forte domanda internazionale rischiava di innescare uno sfruttamento selvaggio della natura, deturpando l’ecosistema e sottraendo profitti alla popolazione berbera. In Palestina le donne si sono riunite per far fronte a una realtà ancora più complessa: negli Stati colpiti dalla brutalità di un conflitto, le madri sono il vero pilastro delle comunità mutilate. Le immagini che del saponificio dell’Association of Women’s Action for Training &Rehabilitation (AOWA), ricordano la casa-rifugio descritta nel romanzo Una Primavera di Fuoco di Sahar Kalifah, un luogo intimo, al sicuro dalle bombe, un posto in cui le mogli, aspettando i mariti combattenti, si danno da fare, ognuna secondo le proprie capacità.
L’arte si affianca alla quotidianità. In uno dei quartieri più disagiati del Cairo l’ingegno femminile ha ideato stoffe di materiale riciclato, in un ciclo vitale simile a quello che Vik Muniz aveva generato nella discarica di Rio de Janeiro in Brasile. Spiragli che possono cambiare la mentalità delle persone. È difficilissimo spiegare i concetti occidentali di parità di genere in contesti dominati da una millenaria cultura machista, come ad esempio in India, dove i progetti di cooperazione sono concentrati sul commercio di capi d’abbigliamento e spezie. Ma se il messaggio riesce a filtrare si verificano mutamenti sostanziali: nell’ultimo decennio il tasso di mortalità infantile dovuta “all’ aborto selettivo” è in diminuzione anche se un recente studio sulla povertà e la malnutrizione dimostra che c’è ancora molto cammino da percorrere.

In Italia le esperienze imprenditoriali al femminile e la creatività individuale dei migranti, soprattutto nel settore gastronomico, si stanno rivelando fondamentale per vincere la crisi e il profumatissimo buffet offerto da Bottega Solidale per l’inaugurazione della mostra a Castello D’Albertis e i laboratori culinari che seguiranno (28 gennaio; 18 febbraio e 17 marzo) sono una prova certa: saporito riso dai mille aromi, torte al cioccolato scuro, e succhi gialli e rossi completamente naturali sono una festa per il palato e per gli occhi. Il cibo e gli oggetti esposti, così come i film che verranno proiettati a febbraio (il 9 al Cinema America e il 16 al Castello, alle 21), sono l’occasione per vero incontro culturale che continuerà fino a fine marzo con l’apertura al pubblico e alle scuole, per mostrare a tutti, giovani e non, le potenzialità di un modello interetnico di sviluppo.


http://www.museidigenova.it/spip.php?rubrique25

martedì 17 gennaio 2012

Tulpan - La Ragazza Che Non C'era (Trailer Italiano)

IL MEZZO è IL MESSAGGIO


Taiwan riconferma Ma Ying-Jeou alla guida del Paese, tracciando una linea di continuità nei rapporti amichevoli con la Cina. Ma, segretario del Partito Comunista e già sindaco di Taipei, garantisce amichevoli rapporti commerciali con l’ingombrante vicino, riducendo la possibilità di conflitto.
A pesare sul voto sono state soprattutto le pressioni delle grandi compagnie di telefonia mobile che si reggono sui notevoli investimenti cinesi nel settore. Oggi le “Due Cine” devono affrontare la sfida del mondo delle telecomunicazioni e si scava uno spazio nel mondo virtuale lanciando piattaforme di connessione e di ricerca pensate su misura per gli interessi nazionali e brevettando tablet e i-phone a basso costo.
Guerra tecnologica e informatica, guerra dell’informazione. Dopo i risultati delle urne, gli USA tirano un sospiro di sollievo, ribadiscono l’offerta di ammodernamento della vecchia flotta di caccia F 16 e proseguono così il rafforzamento della presenza militare nel Pacifico; mentre Facebook annuncia la riapertura della sede di Pechino e Google cerca di riguadagnare la sua fetta di mercato dopo le tensioni che avevano portato alla rottura tra il Celeste Impero e la Silicon Valley. Il programma politico dell'avversaria Tsai Ing-Wen, segretario del Partito Democratico e prima donna a correre alle presidenziali, si basava sulla proposta di revisione della Legge sul Lavoro a vantaggio dei lavoratori. Oggi la voce del popolo e la protesta dal basso hanno un ruolo fondamentale nella costruzione del consenso. Per la prima volta il governo centrale cinese ha dovuto dare ascolto ai rappresentanti delle comunità riuniti nella regione di Wukan per bloccare il piano di espropri terrieri previsti.

venerdì 13 gennaio 2012

1Q84



QUESTA RECENSIONE ANCHE SU IBS

Murakami ha la rara capacità di dischiudere universi. E lo fa con la grazia del racconto onirico e con l’armonia giapponese delle metafore cesellate, una tecnica piacevolissima e minuziosa che potrebbe essere definita “il realismo magico nipponico”: la descrizione accurata e verosimile di fatti incredibili, che così s’inseriscono nella consuetudine senza soluzione di continuità. 1Q84 è un mondo nuovo definito dalla “Q” che sta per question mark e nato dall’alterazione quasi impercettibile del normale 1984 (la sottile differenza sta nella quasi omofonia di quella lettera e il numero nove, in giapponese kyuu). È uno strappo deformate nello spazio e nel tempo, dove il concetto di materia si annulla e si crea un vuoto. Un vuoto che ogni personaggio cerca di riempire in qualche modo, seguendo una strada non convenzionale, creando un mosaico musicale e letterario ricchissimo.
Tengo, brillante professore di matematica e scrittore – anche se lui non si sente né l’uno né l’altro – colma il bianco con le parole, dando voce compiuta alla storia di Fukaeri, una diciassettenne misteriosamente legata a una setta religiosa.
Sotto il cielo con due lune c’è anche Aomame, una fisioterapista che insegna arti marziali in un circolo sportivo e lavora per conto di una vecchia signora elegante. Precisa e pulita, come una sorta di Dexter Morgan con seducente aura noir, manda “dall’altra parte” uomini violenti che la legge non ha saputo condannare e vive sospesa in una dimensione assolutamente privata costruita a partire dall’idea di un amore nato ai tempi delle elementari e preservato per vent’anni.
L’immagine in copertina (del fotografo tedesco Christoph Wilhelm) è meravigliosa: la sintesi perfetta di questi viaggi attraverso uno specchio.

mercoledì 11 gennaio 2012

MIRAI NIKKI Sakae Esuno



RECENSIONE SU ANIMECLICK!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Anno 20XX. Giappone. Yukiteru è un ragazzino delle medie chiuso nel suo mondo. Non riesce a comunicare con gli altri, non è capace di riflettere su se stesso. L’unica cosa che può fare è osservare il mondo da spettatore, annotando ogni più piccolo evento sul suo diario virtuale. Nulla di strano che un adolescente sia più a suo agio nell’universo digitalizzato dei cellulari che nella realtà del faccia a faccia: i giovani nipponici sono ormai quasi in simbiosi coi loro telefonini e i keitai shousestsu, - i romanzi per cellulare – scalano le classifiche di gradimento e svelano nuovi talenti della comunicazione sintetica.
Da queste premesse si potrebbe sviluppare una trama ricca e interessante ma questo nuovo manga presentato da Star Comics (a febbraio il secondo volume) per ora presenta solo la struttura tipica dello shounen, incentrato sui combattimenti piuttosto che sull’introspezione psicologica o l’analisi sociale.
Non manca l’elemento sovrannaturale: a donare il diario del futuro a Yukiteru è un dio, Deus, che vive in una dimensione parallela e immaginaria e gioca con gli umani (come fossero pedine su una scacchiera) per vincere la noia. La caratterizzazione del personaggio crea un incrocio tra lo shinigami Ryuk di Death Note e una divinità egizia. Solo la prosecuzione della storia potrà chiarire meglio i contorni di questa figura affiancata da una piccola e graziosa aiutante, Murumuru, che ricorda molto le versioni chibi umoristiche delle protagoniste di Oh Mia Dea.
Dal punto di vista stilistico, quindi, nulla di particolarmente originale, anche se il tratto è gradevole. Sia nei contenuti sia nel disegno Mirai Nikki richiama lo stile di Tutor Hitman Reborn! di Akira Amano. Già nel primo volume vengono presentati i dodici possessori dei diari, ciascuno con caratteristiche diverse e, con l’aiuti di Yuno Gusai, una compagna di classe, l’eroe ne sconfigge due, distruggendo i loro cellulari e cancellandone la vita: senza dello schermo a cristalli liquidi no i nemici non sopravvivono, ogni relazione, ogni attacco è mediato dalle informazioni che appaiono.

L’autrice lancia vari spunti che potrebbero rendere la trama davvero interessante e densa: tra gli alleati di Yukki – oltre alla stalker ossessionata dall’evolversi del suo amore a venire - c’è anche il capo della polizia locale, che ha il “Diario Investigativo”. Come sfrutterà i dati in suo possesso? E come tutti queste conoscenze si completeranno a formare un mosaico, come le voci di un coro polifonico? Sicuramente le avventure e gli scontri che coinvolgeranno il disadattato, lo faranno crescere e il suo resoconto giornaliero sarà sempre meno “Indifferente” e sempre più maturo, seguendo lo schema classico dei racconti di formazione.

Nel complesso non si tratta di un fumetto particolarmente innovativo e la sua godibilità dipenderà dalla capacità di Sakae Esuno di ramificare i temi abbozzati in questa introduzione.

venerdì 6 gennaio 2012

Nuovomondo / Charlotte Gainsbourg / Nina Simone




UN FILM INTENSISSIMO, ONIRICO E DURO. finalmente una produzione italiana con qualcosa da dire!! x tutti gli antropologi e i cinefili, e una colonna sonora bellissima, varia e sorprendente

giovedì 5 gennaio 2012

L'ANNO DEL DRAGONE



Voglio postare queste mie considerazioni prima che diventino troppo vecchie e perdano il loro potenziale..
mi scuso d nn aver ricontrollato il testo...


A sentire Giacobbo tra meno di dodici mesi saremo tutti morti. Altre scuole d’interpretazione della famigerata teoria maya sulla fine del mondo propendono per una spiegazione scoccante, ma più soft: il famoso dicembre 2012 coinciderebbe con la chiusura di un’epoca e l’inizio di un’altra.
Il fatto che la ruota del calendario zodiacale orientale sia caduta proprio ora sul Dragone, lascia da pensare.

Una trentina d’anni fa l’occidente ha cominciato a “de territorializzare” le imprese, esportando le conoscenze tecnologiche in una Cina ancora chiusa al mercato che si apprestava a diventare globale. E lentamente i cinesi hanno assorbito questo know-how. Si è ripetuto con successo lo schema dell’occidentalizzazione del Giappone che, a partire alle minacce armate del Commodoro Perry fino all’umiliazione dell’occupazione statunitense del dopoguerra, ha imitato i modelli di sviluppo proposti dagli stranieri, aggiungendovi un pizzico di quella tradizione che ha generato secoli di cultura. “Spirito orientale e tecnica occidentale”. Nessuno slogan appare più appropriato al caso della nuova Maonomics, il capitalismo secondo l’interpretazione comunista , una sorta di ossimoro che ha spinto agli estremi la corsa allo sviluppo. Chi liquida ancora i prodotti cinesi come copie scadenti dell’originale sbaglia su tutta la linea. Il gigante asiatico non ha i piedi d’argilla. Le grandi multinazionali con sede a Shangai, Hong Kong e Pechino hanno comprato il debito debito dei Paesi che si vorrebbero definire “più ricchi” e che ormai lo sono solo virtualmente: il vecchio G8 è diventato una maschera di facciata, ogni incontro è come l’ennesimo lifting di una triste signora cadente. Il denaro ha sempre avuto un valore fittizio, concordato tra le parti per agevolare un’economia di scambio, ma nell’era post-moderna i flussi si sono fatti ancora più impalpabili, inafferrabili. Letteralmente, i soldi non esistono. Eppure l’alta finanza cambia la vita dei singoli, fomentano o soffocano le rivendicazioni delle comunità, prosciugano le acque dei fiumi e alterano le mappe idrogeologiche. Di fronte alla divinità speculativa la geografia e le leggi della fisica si cancellano. Le ramificazioni degli affari cinesi sono così numerose che è impossibile seguirle tutte. Risalendo i bacini strozzati dalle dighe si esce dai confini della Terra di Mezzo, ma il panorama e la lingua parlata nei cantieri è sempre la stessa, ci si può spostare per miglia, addirittura arrivare dall’altra parte del globo, ma si continueranno a trovare miniere, campi di biocombustibile, aziende manifatturiere che agiscono sotto la protezione dello Yuan, legalmente o meno. I "Sindacati” specializzati nel traffico di droga, armi e d esseri umani spostano ogni anno una massa silenziosa di persone dalle campagne desolate e povere al cuore di New York City. Gli orientali sono ombre mute, hanno facce anonime, lineamenti che noi non riusciamo a distinguere I documenti del defunto signor Ching tornano in patria e poco tempo dopo il signor Ching ricompare. Moltiplicato per trenta. Lavoratori quasi-schiavi stipati nei capannoni del comparto tessile di Prato, mani piccole e veloci che cuciono cerniere delle grandi firme “Made in Italy” Le China Town nascono come funghi, chiuse e misteriose come regni incomprensibili, ma pian piano anche la cultura pianta i suoi semi. Nelle città italiane, bambini orientali di seconda generazione crescono imparando il dialetto, masticando l’accento locale. I genitori, per evitare imbarazzanti storpiature dei nomi classici, li hanno chiamati Mario, Vincenzo o persino Gennaro, li hanno iscritti alla scuola pubblica e gli hanno comprato una cartella dei Gormiti.
Dall’altra parte dell’oceano, la moda occidentale, abbandonate le piazze svuotate dalla crisi, sbarcano nelle metropoli asiatiche, conquistando i neo-milionari e la gente comune. Pare che il regime nazionale abbia abbandonato l’ideologia rossa per conservarne solo qualche segno esteriore e la rigidità del controllo, ma nell’era digitale le frontiere sono più sfumate e le strategie geopolitiche impongono un’apertura complessa: difficile prevedere l’effetto dei flussi migratori interni ed esteri verso le zone industriali in espansione. La Corea del Nord ha varato un programma speciale che consente alle “compagne” di provare un’esperienza di lavoro in Cina, forse nel tentativo di dare far ripartire la macchina degli aiuti destinati a Pyongyang; gli operai e le operaie arrivano anche dagli Stati oscuri dell’Asia Centrale e ingrossano la popolazione dei centri urbani e si aggiungono alle masse di poveri che si trasformano rapidamente in piccoli investitori. Cifre anonime, i cittadini arrivati dalle periferie si affollano in alloggi grandi come scatole di fiammiferi, dove c’è a malapena lo spazio per stendersi a dormire sul pavimento ma non manca un computer. Impossibile tacitare la libertà d’espressione e oscurare del tutto internet e i social network. Tutti siamo connessi. L’Effetto Farfalla si sta manifestando con tutta la potenza delle sue conseguenze e nessuno può permettersi di restare seduto a guardare. Eppure, per paradosso, è proprio quello che sta succedendo, o almeno così sembra per la maggioranza della popolazione mondiale: anestetizzati dalla valanga costante d’informazioni, bombardati in ogni direzione da migliaia di giga di dati, i sensi s’intorpidiscono fino all’apatia. Non significa che l’umanità sia giunta alla Fine della Storia né che il Pianeta sia destinato a scomparire o che qualche illuminato governo capirà il valore della Decrescita Felice. Solo, la rotazione proseguirà sullo stesso asse(anche se terremoti tremendi minacciano ancora di spingere intere isole alla deriva) e gli Imperi fioriranno e appassiranno per entropia, la storia verrà modellata e riscritta centinaia di volte in modo che non rimanga ricordo degli errori e la ruota possa girare con un lieve fruscio.

martedì 3 gennaio 2012

en roco prima di volare via




La crisi è arrivata per tutti e mentre aspetto che cominci di Natale musicale della Green Fog Records davanti a Disco Club, vedo clienti entrare a chiedere le cose più improbabili (“Scusi, ce l’ha l’ultimo di Venditti?”) e il proprietario che abbozza, senza commenti o con un malinconico “Sì, ce l’hanno mandato per le Feste”. Ma si può vendere qualsiasi cosa, mantenendo intatto il vero spirito rock dell’intenditore. Come? Continuando a esporre in vetrina i Pearl Jam accanto ai Nirvana e De André (per preservare l’orgoglio campanilistico); oppure si possono promuovere ottime band come gli En Roco. Il loro set è uno scorrere di ballad cantautorali dai testi poetici tinti di blu, il colore preferito dal cantante. Francesco ha qualcosa di grunge nel look, nell’atteggiamento e persino nello sguardo e, in effetti, si sentono i riverberi dei Pixies – gruppo storico che ha influenzato parecchio Kurt Cobain e che gira anche nello stereo di questi ragazzi – ma ogni pezzo è un tassello in un mosaico personale che parla di Genova, ma soprattutto negli abissi soggettivi: scuri, trasparenti e – ancora una volta – blu. L’arrangiamento dei testi richiama la canzone d’autore intima e minimale alla Bobo Rondelli, con in più una sottile vena di saudade (“Rimpiango il giorno in cui non ti ho mai incontrato” Prima di volare via ) la chitarra di Enrico aggiunge ritmi interessanti che passano dalla calma al sussulto, accentando le parole.

IMPRESSIONI FRAMMENTARIE DALLA FESTA DI NATALE DELLA GREEN FOG

lunedì 2 gennaio 2012

FIORI DI LILLA'

un po' di cose nuove...
intanto vi regalo questo racconto dalle atmosfere natalizie
Dedicato in particolare a Nana

Scendo in cantina a prendere lo zaino da trekking, quello con le rotelle, un tolley-transformer che mi ha ceduto un’amica e che non vedrà mai le vette dell’Himalaya, al massimo gli scaffali di un supermercato o i corridoi del negozio di manga di Sinesio – un giorno o l’altro mi devo ricordare di chiedergli dove i suoi genitori abbiano pescato un nome del genere! –
Prima di ripulire lo schienale e gli spallacci dalla polvere accumulata in mesi e mesi di paziente oblio, stacco la fascetta adesiva di un viaggio non mio. L’etichetta dice solo GOA. Nessuna indicazione sull’aeroporto di destinazione, come se quel bagaglio si fosse limitato a fare un mesto giro di tapis roulant nel Cristoforo Colombo di Genova per poi essere riportato a casa ancora pieno di sogni. E così mi metto a fantasticare …
Considerando la preoccupante evanescenza dei capitali, potrei prendere un po’ di quei risparmi che stanno sonnecchiando alla posta con un esorbitante zero percento d’interessi e andare a trovare Emily in Canada a Natale, perché no? Spirito errante, non la vedo da un secolo e dovrei approfittarne ora che si è temporaneamente fermata in un luogo raggiungibile con una decina di ore di volo e pochi disagi. In fondo lei è stata oggetto della mia amicizia adorante, un sentimento strano che forse ha a che fare con l’affetto e con il senso d’inferiorità. Ci conosciamo fin da piccolissime, anzi, quella ragazzina era sempre stata al mio fianco, come un doppio migliore, lontano e discreto. Ora lei vive a Montreal.
Curioso, quando avevo circa dieci anni, anch’io sognavo di trasferirmi in Canada. Era l’epoca remota in cui dicevo di voler diventare biologa marina per studiare i delfini e le balene (strane ambizioni per una bambina delle elementari).

Adesso mi ritrovo con orizzonti molto diversi ma l’idea di rivederla dopo tanto tempo e di camminare con lei per le strade piene di luci mi provoca un piacevole formicolio al naso e una leggera scarica di adrenalina.

Le mie nozioni riguardo al Paese dei Grandi Laghi sono folkloristiche, imprecise e televisive. Sullo schermo LCD del mio cervello scorrono le immagini di una Toronto british, ricostruita su un set; e poi c’è il documentario di Michael Moore ... il Canada è un’America più civile, con meno cowboy. Ma quanto è lontana Montreal? A pensarci mi viene in mente solo una canzone che mi cantava sempre mia nonna, col suo dolce accento veneto, e vedo solo stradine tranquille fiancheggiate di casette dai colori pastello con vasche di pesciolini rossi sui balconi scaldati da un mite solicello. E poi i fiori. Lillà. Anche se non credo che il clima a quelle latitudini consenta davvero di coltivare alcunché. Già, cercando di essere pratici: come mi posso immaginare le vacanze di Natale in un posto che di per sé comunica l’idea di freddo azzurro?
Sul divano, con il laptop sulle ginocchia cerco informazioni e foto su internet come scenario del mio film immaginario.

E allora eccoci: al tavolo di legno di un bistrot a bere un caffè nero e forte. Lei ordina pancake con sciroppo d’acero, nel tentativo perenne di farmi invidia, e inizia a parlarmi del suo lavoro di grafica e web designer (qualcosa che io – creatura profondamente analogica - fatico a capire), dei suoi mille impegni, dei God speed you! Black Emperor, di racconti di fuga e di un romanzo canadese con un titolo strano e lieve, che ha a che fare con le migrazioni dei pesci … e io mi sento un salmone in una corrente di parole. Con la tazza fumante tra le mani, mi limito ad annuire, fissando il ciondolo di cristallo che brilla sulla lana rossa del suo maglione.
In sottofondo, la Callas canta.
Ci alziamo lasciando qualche moneta su un piattino di porcellana bianca con un leggero motivo floreale. In tutto sono cinque dollari, cinque “piastre” in questa parte della Vecchia Montreal orgogliosamente francofona.

Le vetrate di Notre Dame, poco distante, amplificano la luce viva di un palcoscenico steampunk: nuvole di vetro color metilene irradiano la benedizione di santi neo-gotici
Emily mi stringe la mano, le sue dita ancora tiepide.
Dal fondo della navata, osserviamo il Paradiso. Penso che Dio stia nei particolari, ma a volte la grandiosità dell’arte riempie l’anima, non credi?
Anch’io sono senza fiato: schiere angeliche fuggono verso l’alto, in una perfetta sequenza ogivale.
Perché non andiamo a vedere la parata dei Santa Claus, stasera?

Sul ciglio della strada, lei sbocconcella omini pan-di-zenzero pescandoli da un sacchetto di carta. Sembra una bambina impaziente di aprire i regali, come se credesse ancora – almeno un po’ – alla magia dei folletti, ai soldatini che prendono vita accanto al camino e al naso luminoso della renna Rudolph. Alla fine mi lascio contagiare da quell’atmosfera che odora di neve e di gioia e ridendo ci mettiamo in fila per sederci in braccio a un Pére Nöel dalla vistosa barba posticcia. Il mio corpo sottile potrebbe essere quello di una ragazzina di dieci anni, potrei ancora sognare di curare cetacei e vivere una vita normale.
Che cosa vorresti trovare sotto l’albero? – Oh, oh, oh (pessima recitazione di chi ha dovuto ripetere lo stesso copione mille volte e avrebbe solo voglia di un buon sorso di whisky)
Nessuna esitazione nella mia ritrovata voce infantile. Un nome nuovo e un’enorme candela alla vaniglia.
A pochi passi dal mio desiderio luccicante, Emily sorride: Andiamo, Lucie Michelle
Suono melodioso che mi scivola addosso come acqua.

Il suo appartamento è in un edificio di mattoni in una via tranquilla e silenziosa frequentata dai gatti. Una mansarda accogliente in cui ogni minimo spazio trasmette serenità famigliare.
Il ronzio mulinex delle fruste accompagna il motivo di We wish you a merry Christmas, che arriva indefinito dalla tv mentre il computer suona a ripetizione un pezzo violento degli Slipknot. In cucina lei sta montando un yogurt magro da guarnire con fragole così vermiglie da sembrare incoerenze di plastica: così avrò qualcosa di simile a un dolce di Natale, senza la paura ossessiva di infrangere severi comandamenti dietetici.
Ho sempre trovato strana la tendenza a preparare piatti con ingredienti fuori stagione. Quando ancora tutti gli amici si riunivano da me per scambiarsi gli auguri ed io curavo personalmente il menù per il party, seguivo meticolosamente una ricetta per il pudding che prevedeva dei ribes. Li prendevo al banco di delicatezze esotiche al mercato e li portavo a casa orgogliosa come un cavaliere che torna al castello con le squame del drago …
Senza spegnere le fruste, Emily mi urla di accendere il collegamento internet. L’orologio digitale segna le 23.48; in Liguria sono quasi le 6 del mattino. È ora.

Apriremo i nostri doni in video-conferenza, con rotonde: libri, cd, persino una lampada rosa di Hello Kitty …
E poi, una sorpresa incantevolmente telepatica:
una farfalla di cera profumata.
Andiamo a dormire all’alba. Un timido sole starà abbracciando i campanili della mia città senza ombre (Sul piccolo pianeta ti bastava spostare la sedia di qualche passo. E guardavi il crepuscolo tutte le volte che volevi … “Un giorno ho visto il sole tramontare quarantatre volte. Sai … quando si è molto tristi si amano i tramonti” “Il giorno delle quarantatre volte eri tanto triste?” Ma il Piccolo Principe non rispose). Gli orari sono solo convenzioni create dagli uomini, qualcosa che si può piegare, tagliare modificare. Un’ora, tremilaseicento secondi …
Guardo ancora i numeri luminosi sul display, accanto al simbolo che annuncia una debole perturbazione in arrivo.
Da bambine, quando andavo a trovare Emily da sua madre, restavamo sveglie a chiacchierare per tutta la notte, con l’inquilino del piano di sopra che batteva la scopa sul pavimento se ridevamo un po’ più forte. Ora il letto che condividiamo è enorme, morbido e trapuntato di flanella viola, proprio sotto il grande lucernario sul tetto. La purezza di un milione di stelle forse annuncia la neve.
Mi alzo. Prendo un bicchiere d’acqua. La lampadina bianco-alieno del frigo illumina Emily che si muove appena sotto le coperte, persa in un pigiama over-size decorato con dei pinguini. Metto il nuovo abat-jour sul tavolo e inserisco la spina – la luce è bassa e discreta come un sussurro. Prendo un libro tra quelli accatastati alla rinfusa sui ripiani di una libreria a gradini: Short Stories di Jack London. Mi siedo bevendo Evian a piccoli sorsi. Nel Klondike, un esploratore “costruisce” un fuoco di fortuna per sopravvivere tra i ghiacci.
La fiammella della candela trema leggermente, un’ala della farfalla si è quasi consumata.