giovedì 5 gennaio 2012

L'ANNO DEL DRAGONE



Voglio postare queste mie considerazioni prima che diventino troppo vecchie e perdano il loro potenziale..
mi scuso d nn aver ricontrollato il testo...


A sentire Giacobbo tra meno di dodici mesi saremo tutti morti. Altre scuole d’interpretazione della famigerata teoria maya sulla fine del mondo propendono per una spiegazione scoccante, ma più soft: il famoso dicembre 2012 coinciderebbe con la chiusura di un’epoca e l’inizio di un’altra.
Il fatto che la ruota del calendario zodiacale orientale sia caduta proprio ora sul Dragone, lascia da pensare.

Una trentina d’anni fa l’occidente ha cominciato a “de territorializzare” le imprese, esportando le conoscenze tecnologiche in una Cina ancora chiusa al mercato che si apprestava a diventare globale. E lentamente i cinesi hanno assorbito questo know-how. Si è ripetuto con successo lo schema dell’occidentalizzazione del Giappone che, a partire alle minacce armate del Commodoro Perry fino all’umiliazione dell’occupazione statunitense del dopoguerra, ha imitato i modelli di sviluppo proposti dagli stranieri, aggiungendovi un pizzico di quella tradizione che ha generato secoli di cultura. “Spirito orientale e tecnica occidentale”. Nessuno slogan appare più appropriato al caso della nuova Maonomics, il capitalismo secondo l’interpretazione comunista , una sorta di ossimoro che ha spinto agli estremi la corsa allo sviluppo. Chi liquida ancora i prodotti cinesi come copie scadenti dell’originale sbaglia su tutta la linea. Il gigante asiatico non ha i piedi d’argilla. Le grandi multinazionali con sede a Shangai, Hong Kong e Pechino hanno comprato il debito debito dei Paesi che si vorrebbero definire “più ricchi” e che ormai lo sono solo virtualmente: il vecchio G8 è diventato una maschera di facciata, ogni incontro è come l’ennesimo lifting di una triste signora cadente. Il denaro ha sempre avuto un valore fittizio, concordato tra le parti per agevolare un’economia di scambio, ma nell’era post-moderna i flussi si sono fatti ancora più impalpabili, inafferrabili. Letteralmente, i soldi non esistono. Eppure l’alta finanza cambia la vita dei singoli, fomentano o soffocano le rivendicazioni delle comunità, prosciugano le acque dei fiumi e alterano le mappe idrogeologiche. Di fronte alla divinità speculativa la geografia e le leggi della fisica si cancellano. Le ramificazioni degli affari cinesi sono così numerose che è impossibile seguirle tutte. Risalendo i bacini strozzati dalle dighe si esce dai confini della Terra di Mezzo, ma il panorama e la lingua parlata nei cantieri è sempre la stessa, ci si può spostare per miglia, addirittura arrivare dall’altra parte del globo, ma si continueranno a trovare miniere, campi di biocombustibile, aziende manifatturiere che agiscono sotto la protezione dello Yuan, legalmente o meno. I "Sindacati” specializzati nel traffico di droga, armi e d esseri umani spostano ogni anno una massa silenziosa di persone dalle campagne desolate e povere al cuore di New York City. Gli orientali sono ombre mute, hanno facce anonime, lineamenti che noi non riusciamo a distinguere I documenti del defunto signor Ching tornano in patria e poco tempo dopo il signor Ching ricompare. Moltiplicato per trenta. Lavoratori quasi-schiavi stipati nei capannoni del comparto tessile di Prato, mani piccole e veloci che cuciono cerniere delle grandi firme “Made in Italy” Le China Town nascono come funghi, chiuse e misteriose come regni incomprensibili, ma pian piano anche la cultura pianta i suoi semi. Nelle città italiane, bambini orientali di seconda generazione crescono imparando il dialetto, masticando l’accento locale. I genitori, per evitare imbarazzanti storpiature dei nomi classici, li hanno chiamati Mario, Vincenzo o persino Gennaro, li hanno iscritti alla scuola pubblica e gli hanno comprato una cartella dei Gormiti.
Dall’altra parte dell’oceano, la moda occidentale, abbandonate le piazze svuotate dalla crisi, sbarcano nelle metropoli asiatiche, conquistando i neo-milionari e la gente comune. Pare che il regime nazionale abbia abbandonato l’ideologia rossa per conservarne solo qualche segno esteriore e la rigidità del controllo, ma nell’era digitale le frontiere sono più sfumate e le strategie geopolitiche impongono un’apertura complessa: difficile prevedere l’effetto dei flussi migratori interni ed esteri verso le zone industriali in espansione. La Corea del Nord ha varato un programma speciale che consente alle “compagne” di provare un’esperienza di lavoro in Cina, forse nel tentativo di dare far ripartire la macchina degli aiuti destinati a Pyongyang; gli operai e le operaie arrivano anche dagli Stati oscuri dell’Asia Centrale e ingrossano la popolazione dei centri urbani e si aggiungono alle masse di poveri che si trasformano rapidamente in piccoli investitori. Cifre anonime, i cittadini arrivati dalle periferie si affollano in alloggi grandi come scatole di fiammiferi, dove c’è a malapena lo spazio per stendersi a dormire sul pavimento ma non manca un computer. Impossibile tacitare la libertà d’espressione e oscurare del tutto internet e i social network. Tutti siamo connessi. L’Effetto Farfalla si sta manifestando con tutta la potenza delle sue conseguenze e nessuno può permettersi di restare seduto a guardare. Eppure, per paradosso, è proprio quello che sta succedendo, o almeno così sembra per la maggioranza della popolazione mondiale: anestetizzati dalla valanga costante d’informazioni, bombardati in ogni direzione da migliaia di giga di dati, i sensi s’intorpidiscono fino all’apatia. Non significa che l’umanità sia giunta alla Fine della Storia né che il Pianeta sia destinato a scomparire o che qualche illuminato governo capirà il valore della Decrescita Felice. Solo, la rotazione proseguirà sullo stesso asse(anche se terremoti tremendi minacciano ancora di spingere intere isole alla deriva) e gli Imperi fioriranno e appassiranno per entropia, la storia verrà modellata e riscritta centinaia di volte in modo che non rimanga ricordo degli errori e la ruota possa girare con un lieve fruscio.

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