domenica 28 febbraio 2010

sarin combination: rotten rotten flowers / poison trip

Se mi state chiedendo che cosa mi abbia spinto, la riposta è semplice: non ne ho idea. Forse è stato per noia. Non cerco la salvezza; sono lontana anni luce dalla religione.
Qualcuno mi ha accusato di essere debole, suggestionabile, ma non è questo il punto o almeno non è la sola spiegazione.
Casalinghe che si dibattevano come pesci sui marciapiedi dei binari , spasmi involontari prima dello stato vegetativo assoluto. Pazzesco. Una donnina piccola e paffuta, scarpe basse e collant velate. Arance sparse sull’asfalto.
Uno studente dall’aria seria e composta: occhiali e cartella di cuoio nera; si preparava diventare l’impiegato modello di una grande azienda. Poveraccio, magari ne era convinto. Una volta anch’io ero così: ordine e precisione maniacale negli appunti ricopiati con pennarelli diversi sul quaderno. I professori erano allibiti quando ho preso il primo quattro. Ho tagliato l’uniforme scolastica e l’ho customizzata con l’aerografo. Tre mesi dopo ho lasciato il liceo.
Ero stanca. Basta .
Non vi illudete: mi avete presa perché mi sono bloccata invece di correre subito verso il tunnel dell’uscita d’emergenza della stazione. Volevo raccogliere stupidi frammenti di vita cristallizzata. Ho capito benissimo che ora c’è un uomo che mi spia oltre il vetro schermato attraverso la
micro-camera camuffata da termostato. Mi credete davvero tanto ingenua? Innanzitutto, se quel condizionatore funzionasse sul serio, l’aria sarebbe respirabile, qui dentro e invece mi sento soffocare e i vestiti mi si incollano addosso.
Poco fa è comparso un poliziotto in borghese: faccia da gradasso, completo marrone spiegazzato e alito che sapeva di caffè. È rimasto sulla porta a fissarmi, senza interrogarmi; mi sarei aspettata botte, grida, scosse elettriche e invece no: la tortura peggiore è il silenzio. Non corrispondo al vostro concetto di alieno? Vi ho spiazzato, ma vi state divertendo. Vi hanno riempito la testa di corsi
anti-terrorismo infilandovi a forza – per ore – in asettiche tute spaziali, ma non siete preparati ad affrontare un’adolescente. Gonna plissettata, camicetta con infantili maniche a palloncino, trecce legate da un grande fiocco azzurro.
Mi chiamava Sarah K, accarezzandomi la testa e il suo sorriso mi scioglieva il cuore.

Resto muta. Moventi? A leggere i giornali la nostra è una generazione vuota, inconcludente.
Ma non mi va di essere interpretata e studiata. Prendete nota. Tutto quello che dirò potrà essere usato contro di me in tribunale...
... Ah, sì,dimenticavo: ho diritto ad un avvocato...
...Selene ha studiato giurisprudenza, mi pare. Ma io e lei siamo troppo diverse. La sua scintillante fuggevolezza bionda, gli occhi verdi, l’eleganza naturale dei gesti...
Comunque oramai è tardi. Mi avete portato via il cellulare con la scusa di esaminarlo con tecnologie da laboratorio. Smontatelo, riducetelo a pezzi: circuiti, fili e schede integrate che ingabbiano comunicazioni ininterrotte e disegnano la mia routine.
Non scoprirete nulla su Hamlet
Non è così sprovveduto da farsi incastrare da giochetti alla CSI. Ha buttato via il suo vecchio Blackberry da un paio di settimane. Nessuna traccia.
Ieri vi ho detto che vi avrei parlato di lui, ma mi avevate promesso una Chesterfield che poi non s’è vista: avrei confessato qualsiasi cosa per mancanza di nicotina. In ogni caso, sembra che quel che posso rivelarvi non vi interessi. Non mi ha mai raccontato molto, in fondo. Persino il suo nome è fittizio, nient’altro che un nickname un po’troppo pretenzioso.
Penso che frequentasse uno di quegli istituti privati dei quartieri alti. Era stato cacciato per aver costretto un ragazzino a tagliarsi un dito col temperino. Via. Di netto. Schizzi pulp sul muro della sala del club di artistica. Non sono sicura che la storia sia vera. Peccato, era così brillante! Chi se lo sarebbe mai aspettato!
Certo che la dea Benten circondata dai fiori di ciliegio sulla sua schiena....
Aveva qualcosa di strano. Non era normale!
L’avevo conosciuto ad un raduno di aspiranti suicidi nell’assurda calura di un’estate urbana. Non che volessi morire o roba simile: mi ero iscritta per incontrare gente nuova, sarei arrivata ad un passo dalla fine dando forfait un attimo prima di chiudere la sicura delle portiere della macchina. Tavolette di carbonella compressa da bruciare in piccoli spazi claustrofobici
Capita spesso che alcuni scappino con l’ultima corsa della metro e tornino nelle loro buie camerette nerd.
Non noi. Avevamo cominciato a vivere insieme come se fossimo sempre stati fratelli. Io, che non avevo mai ricevuto affetto, abbracciavo con lo sguardo i fiori freschi che profumavano la luce dorata di quell’appartamento al sedicesimo piano.
Mi dispiace, non so dove sia adesso. Ha preso 13 fialette di sarin e se n’è andato. Sparito in qualche zona affollata del centro nell’ora di punta. Non mi stupisce che non abbiate ancora ricevuto la chiamata. Ovvio. “Lasciar calmare le acque”: è questa la sua filosofia. Avevamo appuntamento da McDonald’s per il pranzo – milk shake alla fragola e insalata di pollo –
controlez vôtre menu, s.v.p.
Se solo avessi seguito le istruzioni non avreste profanato il nostro rifugio. Non è rientrato a casa, vero? Cosa avete trovato?
Pavimenti pulitissimi ed iris in putrefazione.

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