lunedì 19 ottobre 2015

SWEET JANE


Dunque che posso dire? Jane chiede se ho letto qualcosa e io reprimo un’ onda di panico, no di terrore perché non ho nulla da rispondere. Vorrei chiudere gli occhi, non ricordare quanto tempo ho ancora da scontare; vorrei cancellare i discorsi sul tono muscolare e le merende fatte con un ragazza che non conosco.

Jane, così dolce. Devo trovare argomenti di conversazione: manga da commentare o anche solo l’anime che sto guardando in streaming usando il telefonino perché il computer funziona poco e male. Me lo ha portato, il piccolino, dall’ufficio ma ancora non so se potrò usarlo, o quanto meno attaccarlo alla corrente. Ora sì, potrei dire qualcosa di interessante: Clarice Lispector fa sempre bella figura in una libreria almeno quanto un tentativo di Italo Svevo o l’abortito  laboratorio su Calvino al quale forse non avrei nemmeno voluto partecipare ma che, visto che sono bloccata, mi sembra la Mecca irraggiungibile prima di qualsiasi vetta. Il gioco letterario doveva essere un sollievo e invece è una frustrazione, dato che non si procede che per errori e le cose da imparare sarebbero così tante da riempire mille quaderni: non ho la pazienza né l’intenzione, solo la voglia – adesso irrazionale – di scrivere su un artista. Mi basterebbe pescare nel web, guardare su face book, girare su qualche blog sconosciuto e poi dare i nomi alle mie colleghe perché guardino, capiscano, contattino ma il lavoro di ricerca forse non è mio – riprenditi! Di chi dev’essere altrimenti.

E poi dice, Jane, se ho aggiornato i miei racconti. No, se anche lo facessi, se avessi voglia di qualcosa che non di sbricioli e non si sciolga come un gelato al sole, cercherei di mettere insieme parole ma, qualsiasi cosa io scriva, si avvita su se stessa senza un costrutto e quindi posso solo ripeterle «Oh Jane, sei così dolce!» Si è truccata per venire, un lieve lucida labbra e un po’ d’ombretto chiaro, un dolcevita verde e i jeans. Mi piace la sua giacca, anche se a me il marrone non sta bene, anzi mi piace proprio per questo, perché è addosso a lei e non a un’altra e vorrei accoglierla bene, anche se speravo che mi avesse portato la Nemirosky da leggere – ma ci sarei riuscita? – Devo andare avanti con le pagine, impormi un ritmo se non voglio sprofondare. Pesino le serie mi creano problemi, ma è solo questione di ricreare una routine diversa, magari comprare una chiavetta da 16 GB e spararmi tutto Grey’s Anatomy con buona pace dei miei neuroni scintillanti: una puntata, due. Sto guardando un sacco di documentari sulla Rai. Penso sia giusto pagate il canone in bolletta, basta che diventi effettivamente meno caro.

Vorrei alzarmi, andare in cucina, bere, mangiare, leggere ancora un po’ prima che arrivi la fisioterapista. Gli esercizio mi stancano, no mi scoraggiano anche se poi ci sono progressi e tra qualche giorno  avrò un girello per muovermi in casa. Uscire? Le conferenze? Non sono nemmeno sicura che riuscirei a prendere appunti mantenendo la concentrazione, dato che sarebbero comunque in un’ora “da bar”. Oh quanto mi manca il bar! Il tempo fermo dopo il lavoro, una vacanza premio che mi coccola con un caffè.

  

Nessun commento:

Posta un commento