giovedì 5 novembre 2015

I’M THE SPOTLIGHT, NOW


Luisa. Lavora in uno studio con il quale ho collaborato per un progetto su Alice. È anziana ma mi trovo bene con lei e poi ieri sono riuscita a fare conversazione: libri, arte, nuove idee. È un piacere sentirmi di un umore più umano, anche se arrivano giorni di abbandono in cui non viene nessuno a trovarmi e dall’ufficio tutto tace. Che Jane si sia dimenticata di me? L’idea mi terrorizza ma non mi va di richiamarla dato che l’ho sentita solo qualche giorno fa.  E comunque mi ha promesso che sarebbe passata domenica. Mi annoto qualche argomento da condividere ora che ho finito un anime e ne ho iniziato un altro (talmente kitsch da essere interessante. La mia scelta è limitata, adesso che mi è venuta una specie di crisi di rigetto per il giapponese – vorrei capire tutto, dopo gli anni passati a studiare, però non ci riesco e mi innervosisco. Ma conto di tornare gradualmente ai cari vecchi sottotitoli con lo stesso metodo paziente con cui sto aumentando il numero di pagine dei romanzi finché non tornerò ad affrontare anche quelli più lunghi. Il cervello non divaga e oltrepasso le cento pagine al giorno senza problemi, se la storia è coinvolgente.

 

Anche la gamba oggi fa meno male, anche se non azzardo previsioni sul se e sul quando potrò in effetti uscire di casa. Spero solo di riuscirci per dicembre, in tempo per Natale, perché l’idea di comprare tutto on line mi pare deprimete, anche se forse sarebbe più vantaggiosa economicamente e in termini di tempo.

Dunque, mi preparo. Faccio esercizio. Cammino avanti e indietro per l’ingresso con il girello (almeno cinque giri di campo) e allungo le gambe. Mi dà fastidio che Cassie si debba sempre precipitare per ogni minima cosa, se non altro perché la vedo stanca e più passano le settimane più la prova si fa ardua, anche se non perde mai il sorriso dolce della madre e mi chiama “Nina” e “Chicca” come quando ero bambina. Stamattina però mi ha detto che sono prepotente perché vorrei imporle il mio orario di colazione alle 5  mentre lei ha puntato la sveglia alle 6. Questione di punti  di vista per cui non vale la pena di litigare (“Non attaccarla! Non attaccarla!”

Ma mi dà davvero fastidio che Cassie sia costretta a badare a me? Non lo so. Forse è questo che mi è mancato durante l’infanzia. Certo, la situazione ora è estrema, sconfortante se vogliamo, e non l’augurerei a nessuno, ma essere al centro dell’attenzione come una bimba piccola non è male, quasi avessi una seconda possibilità  con la quale ripartire e non da zero, ma tenendo come capi saldi i lati buoni della mia vita. Con questo non intendo dire che getterò il quaderno, i conti e la mia anoressia perché non ho la forza, il coraggio e la determinazione per una cosa del genere, ma credo che dopo andrò avanti in modo diverso, con una nuova consapevolezza. Se non altro perché mi sto rendendo conto di quanto sono importanti le quisquiglie che noi diamo per scontate: camminare, uscire, poter comprare ciò che si vuole quando si vuole. Appena sarò fuori mi farò un regalo. Una bambola – come volevasi dimostrare non so proprio crescere! – ispirata al Wonderland. Ho visto la pubblicità della serie e l’ho trovato carina, molto fashion, a dire il vero, anche se un po’ me ne vergogno.

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