mercoledì 23 gennaio 2013

SONNO PROFONDO (Banana Yoshimoto)




A dormire accanto a persone così stressate, regolando il mio respiro su quello del loro sonno, forse finisco per assorbire tutto il buio che hanno dentro (p. 22)


In quel momento ebbi l’impressione di cogliere tante cose nel colore dei suoi occhi, più cupi del mare, che sembravano guardare l’infinito (p. 25).

Ma anche nei momenti migliori, quando ero con lui, c’era sempre quella tristezza. Chissà perché quel senso d’inspiegabile malinconia non si staccava mai da me, come il pensiero di una luna che brilla lontano mentre m’immergo nel fondo della notte, una notte che mi tinge di blu fino alla punta delle dita (p. 30).

Quando stavo con lui, ero una donna muta (p. 30).

“Mi chiedo perché quando sono a letto con lui, ho questa sensazione d’inverno” (p. 30).→

In quel momento m’immaginavo tutte le cose dolci che forse sarebbero potute nascere tra noi, eppure, non so perché, le immagini che mi venivano erano tutte invernali. […] E in questo c’era già qualcosa di triste (p. 54).

“Almeno per il momento, tu per lui non sei nulla: sei un giudizio sospeso, il bottone premuto su PAUSA, una riserva, un optional (pp. 30-31).

Quella notte in casa di Shiori il silenzio era davvero assoluto. Era come stare dentro a una casa fatta di neve. Il tono lieve della voce di Shiori accentuava la tranquillità (p. 32).

“Chi, io?” […] La domanda parve ruotare sul pavimento debolmente illuminato dalle luci di fuori, e in un attimo il passato, il presente e tutti i miei ricordi si confusero. […] Per un istante tutti i miei ricordi prima di stare con lui, mi sembrarono cancellati (p. 38)

A dormire accanto a qualcuno, vicino fino a diventare la sua ombra, si può finire col riprodurre dentro di sé la sua anima, con l’assorbirne tutte le tenebre. Com’è successo a te che a furia di conoscere i sogni di tante persone, alla fine senza accorgertene eri arrivata a un punto in cui non potevi più tornare indietro, in una situazione così pesante da non aver altra scelta che morire (p. 39).

Il mio sogno […] era un’altra realtà che attirava in modo irresistibile chi la guardava e dove i colori, la prospettiva, le sensazioni erano più veri del vero (p. 42).

In quale lontano strato della notte dove si trovava sua moglie? E il luogo dov’è Shiori sarà in quelle vicinanze? È lì, dove le tenebre devono avere una densità inimmaginabile, che anch’io ogni tanto vago nel sonno? (p. 43).

Il mio nemico, evidentemente, sono io. / Nella mia coscienza che svaniva, ne ebbi la certezza. Il sonno assorbiva la mia forza vitale, soffocandomi dolcemente come una coltre di ovatta. Black-out (p. 45).

Aveva occhi che parevano guardare incredibilmente lontano, grandi e misteriosi (p. 47).

Essere solo una donna che dorme mi faceva così paura che tutto mi si oscurava davanti, ma mi sforzavo di non pensarci (p. 51-52).

Il cielo della sera, di un indaco intenso, sembrava non avere confini (p. 57).

Credo che la forza si stesse impercettibilmente rigenerando dentro di me. Anche se era stata solo una piccola onda, una piccola storia di resurrezione vissuta dal mio cuore provato dalla perdita di un’amica e dalla quotidiana stanchezza di vivere, mi fece pensare a quanto l’uomo sia fondamentalmente sano […] Nell’affrontare il buio che ognuno ha dentro di sé dopo una ferita profonda, distrutta dalla stanchezza, all’improvviso un’energia sconosciuta aveva cominciato a riemergere (p. 57).

Or volevo solo ritrovare un amore vivo, pieno di energia. […] Avrei voluto mettermi di fronte alle cose più disparate, tutte le miriadi di cose che sarebbero arrivate da quel momento in poi, per bloccarle, afferrarle al volo col mio corpo maldestro. […] Nel pensare così, tutto mi sembrò talmente perfetto che le lacrime cominciarono a salirmi pericolosamente agli occhi (p. 58).

Il mio stato d’animo era come una preghiera: “Che tutti i sonni del mondo possano essere pieni di pace” (p. 58).

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