Giro per il soggiorno fotografando le bussole e i sestanti d'ottone
lucido appesi alla parete. Questa è indubbiamente ancora la casa del Capitano,
anche se le tutte le sue immagini sono state meticolosamente eliminate – il
rimosso nascosto in un cassetto. Sono qui come ogni anno per i due giorni che
m'incoronano sorella dell'anno ma stavolta io e mio fratello Sam apriamo
finestre di dialogo inaspettate sulle sue nuove passioni: il rock e la
fotografia. Lo scambio di file dura ore e passa per un complicato intrico di
cavi che fanno stridere le casse mentre Margot spennella olio sui mobili del
giardino, circondata dalle mosche, e Todd sistema il garage sudando a
fiotti. «Che ne dite di andarcene a
prendere un aperitivo al fresco?» «Potremmo fare un giro nei boschi
dell'Entroterra» In questo ferragosto appiccicoso, l'ombra sembra un miraggio.
Il fuoristrada scantona sui tornati e il cane, con la testa fuori dal
finestrino e le orecchie aerodinamiche sta per prendere il volo come il rago-cane Fùcur
nella “Storia Infinita”, ma una sterzata brusca sbalza il corpicino contro la
leva del cambio con un tonfo sordo. Primi segnali di tensione che si stemperano
con una sosta a picco sull'abisso di ulivi cangianti. Ci infiliamo come
esploratori nelle rovine devastate di un locale abbandonato «La polizia l'ha
fatto chiudere perché era un covo di nazisti rissosi. Guardate, hanno devastato
tutto!» Passiamo su cumuli di calcinacci e vetri rotti custoditi dai fondali
marini dipinti sulle pareti e, mentre io immortalo la medusa che fluttua lungo
una colonna, gli altri sono già immersi in un giardino selvaggio custodito da
una venere decapitata. «Le hanno anche disegnato il sesso con un pennarello:
che idioti» puntiamo l'obiettivo sull'oltraggio e poi risaliamo le scale
bilanciandoci con le braccia larghe come funamboli.
Il paesino a cui approdiamo dopo una serie infinita di curve offre la
fiaba di un cavaliere d'amor cortese istoriata nella maiolica sui muri e un
mercatino festivo, presieduto dagli immancabili vecchietti da bar, ottimi per
uno scatto in bianco e nero accanto alla tromba muta di un grammofono. Persino
le bolle scure che mi riempiono la pancia sono piacevoli e riesco a non pensare
a niente lasciando che la conversazione volteggi a mezz'aria. L'atmosfera è
tornata spensierata e anche la cena in veranda ha il sapore di una quotidianità
possibile, ripresa dopo un'interruzione casuale.
Sparecchiando, ci ritroviamo in cucina a sparare video dal I-phone
improvvisando balletti improbabili «Sarebbe ora di andare a dormire, ché
domattina dobbiamo svegliarci presto» Margot sistema il divano allineando una
marea disordinata di cuscini ma non voglio perdere il filo della complicità con
Sam «Beh, allora noi due andiamo di sopra. Buonanotte» dico strizzando l'occhio
e incrociando le dita dietro la schiena. Raggiungiamo l'isola surreale del
letto illuminato di rosso dalle lampadine rosse per provare altre canzoni sotto
l'onda morbida delle lenzuola scarlatte «Ma cos'è questa, una camera oscura o
un boudoir?» rido ammiccando.
Nel pomeriggio ho conosciuto i vicini: una coppia con una figlia
dodicenne sottile e liscia come una canna di bambù, con i capelli color miele
raccolti in una coda. Continua ad essere inevitabile che io provi invidia per
la preadolescenza che non ho più e che non ho mai avuto, per la capacità
spontanea di ammirare la luna e di aspettare il futuro.
... Samuel scarta argomenti imbarazzanti e ascolta i frammenti della
mia piccola lezione di grunge che inizia dagli albori. Sembra convinto, con
quell'entusiasmo contenuto tipico dei maschi della sua età. «Scrivimi i nomi
delle band così mi cerco la discografia» Trovando uno scopo fortuito, corro
veloce: vorrei condividere mille emozioni eclettiche, eclissate per un periodo
infinito. Accendo l'mp3 player del
cellulare e la lista scorre aleatoria ...
Venerdì mattina saluto Margot, sconvolta dalla levataccia. Ha
battagliato tutta la notte con Todd che, ostinandosi a condividere lo spazio
peninsulare del salotto, adesso ronfa della grossa sdraiato di traverso mentre
lei alle tre è migrata in un rifugio più tranquillo e silenzioso. Qualcosa non
va. Le strutture sentimentali scricchiolano scoprendo le giunture.
Era scomparsa la ragazza magra e luminosa come un'ombra che con il
suo corpo e il suo profumo si era portata via la metà di Altair – quando Al
aveva deciso di diventare Tair – aveva smesso di fumare e era un po'
ingrassata.
Il caffè borbotta sul fuoco
e, studiando le tracce del Capitano segretamente dissimulate, mi pare di
cogliere il bandolo della proverbiale matassa.
Mary Ellis aveva smesso di parlare con lui, ma non per l'offesa di
frasi goffe e crudeli; ora capisco che gli rinfacciava l'ennesima fuga – umana
ma poco paterna (perché un padre dev'essere in primo luogo un supereroe) – di
fronte a una figlia-mostro che non sapeva gestire, troppo affamata e taciturna.
Segno titoli e gruppi sulla lavagnetta in cucina, usando il gessetto
verde appeso a un filo sul bordo dell'ardesia decorata da gatti. «Ci vediamo in
un week-end di metà ottobre» Sam si è alzato e sta pulendo col dito un
barattolo di Nutella per regalarmi il bicchiere delle Tartallegre, e si limita
ad annuire.
Le mie cose sono pronte vicino alla porta.
Salgo sul treno con un sacchetto pieno di pomodori e melanzane del
loro mini-orto. Per il viaggio, ho preso in prestito un libro dagli scaffali
«Poi spediscimelo, ché devo fare la scheda entro settembre» «Vuoi che te la
prepari io? Tanto a me serve comunque» Sam abbassa la voce «Se me la mandi, gli
do un'occhiata» Sono contenta di essere utile in qualche modo.
Parto più leggera, con un
appuntamento quasi fissato e uno spiraglio di normalità nel cuore.
http://youtu.be/k7CPIXnaeeQ
http://youtu.be/14r7y6rM6zA
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