Willam John Leech A Covent Garden, Brittany |
10.04 a.m. Incontro Eloisa e Annie all’Isola di Pasqua, il nuovo bio-locale che hanno aperto in centro.
«Oh, come stai bene!» In realtà i miei vestiti denunciano una cronica mancanza
d’autostima: in ufficio sono arrivate le ennesime stagiste intercambiabili.
Troppo carine, troppo simpatiche, con un curriculum troppo perfetto.
Basta un attimo e il tuo astro si offusca.
Solo qualche giorno fa ho fatto un po’ di prove nel camerino
non-videosorvegliato dei grandi magazzini più chic della città: gonna e
camicetta di Okäidi, abitino Disegual. Io lo chiamo “photoshopping”, ovvero i
miei sognanti outfit da principessina quasi milionaria si possono vedere
gratuitamente sui social network più seguiti.
Ecco a voi il mio personale quarto d’ora di celebrità.
Dunque riassumendo, ho cercato nel mio armadio speleologico
qualcosa che mi distinguesse – Ehi,
guarda qui! Sono speciale – e sono contenta (se si esclude il muffin
integrale al mirtillo che mi tenta dal piattino delle colazioni eleganti).
Allontano i sassolini che rotolano nella risacca della mia gastrite
infiammabile e riesco persino a macchiare un caffè filtrato in tazza extralarge.
Mary Ellis calcola: «Cosa succederebbe se mi concedessi un
assaggio di dolce? … Solo una briciola … Se non mangiassi più per tutto il
giorno, forse potrei» …
L’idea è di fare un giro al mercato per cercare agrumi da
asporto, anche se poi dovrò riportare in dietro le bucce per pesarle vuote,
sentendomi come Pollicino.
Le mie amiche condividono l’allegria generale in scatti
adolescenziali che immortalano il tavolino basso, l’albero fatto di parole
scritte sul muro e la tisaniera in cui galleggiano bacche di rosa canina.
Ognuna lancia un amo, una piccola scoperta che vortica nell’aria e ricade – puf
–
Progettiamo le nostre vacanze di bassa stagione: ho preso
una guida dell’Irlanda, mentre Eloisa traccia percorsi in mezzo alle rovine
ittite di Cappadocia. A D non l’ho ancora detto. Ultimamente non le si può
parlare di niente. Per colpa mia, è diventata acida e cattiva come la Strega
Gramigna.
In solitario, la mia insonnia progetta itinerari “Dublino e
dintorni”. Certo, non posso permettermi l’avventura nella brughiera selvaggia
ma cerco di non pensarci e m’innamoro dei palazzi storici, dei pittori, degli
scrittori e persino delle birrerie.
«Vorrei dei miyagawa: sono mapo due punto zero, ibridi alla
seconda tra mandarancio e pompelmo. Però ho deciso che li prenderò solo dal
fruttivendolo che lo sappia scrivere correttamente! » Ho visto di tutto,
fantasiose composizioni di “i” e “y”, “w” e “u”. «Fai prima a scriverglielo tu
su un pezzo di carta!»
Le risate mi riempiono il cuore.
Devo succhiare un tacchetto di liquirizia per alzarmi la
pressione.
Sono stanca,
Schiacciata da un infinito universo di cose da fare, da
vedere, da leggere. Avrei bisogno di dormire, o meglio di spegnere il cervello
e dimenticare tutto.
Sono stanca.
La tristezza mi lascia macchie rosse sui polsi. Devo
comprare una polsiera di spugna rosa e delle bende pulite, ma questa cornice
dolce mi tranquillizza, per un momento.
Eloisa ha puntato delle nuove scarpe. Come tutte le donne
soffre di una specie di ossessione feticista per i tacchi alti e gli stivali di
pelle. Gioca con la sensualità delle sue forme. «Ma quanto sono stupidi gli
uomini?» Qualche giorno fa – racconta – stava vendendo i campioni di una bibita
in un chiosco e, per attirare clientela, si è messa delle cannucce in mezzo
alle tette. «Ho fatto quasi ottocento euro in una sera!»
Io non so cosa significhi piacere a qualcuno,
Suscitare desiderio,
Ingoiare ed essere ingoiata,
Bere ed essere bevuta.
Ci sono state – forse – alcune rose nel mio giardino, ma non
le ho mai colte e il destino sarebbe stato diverso se fossi stata un'altra
persona … Ma non ho intenzione di parlare di questo. Non sono ancora pronta. O
forse non voglio rovinare l’armonia, la luce dorata dei riccioli di Annie – la
mia Betty Berry – o la fiamma rossa del sorriso di Eloisa.
Non merito l’aura positiva di questa mattinata di tardo
ottobre, però posso godermi il tepore, scherzare finché è possibile. Le foglie
cominciano a rosseggiare sulla vite americana, lungo il recinto del mio palazzo
e in fondo alla mia mente Erin ha nostalgia degli aceri nei parchi di Nara, ma
sono qui; non sono lei. Sono una ragazzina imperfetta.
Annie guarda l’orologio «Dai, per stavolta offro io» si è
fatto tardi «Ho la bici qui vicino. Vi accompagno al mercato e poi vado, devo
vedermi con la tizia della distribuzione alimentare» Filiera corta, commercio
sostenibile: molte famiglie adesso lo fanno, per fronteggiare la crisi o solo
per ridare un senso alle traiettorie impazzite della merce.
Alla terza bancarella, scegliamo due finocchi e un cetriolo.
Eloisa conta gli spiccioli nel portafoglio sotto lo sguardo di un commesso
distratto dalle sue curve.
Un giorno – quando sarò più forte – racconterò tutta la
verità sui fiori che ho perso per strada, ora no.
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