lunedì 1 marzo 2010

OUT OF SONA

IERI, dopo tanto tempo, mi è capitato di parlare con un'amica di un ragazzo che conoscevo. Non sappiamo cosa stia facendo ora, non siamo certe che stia bene... Lo immaginiamo col chiodo anche nel caldo umido di Panamá...



Occhi neri: pozzi di disperazione. Vacillo sull'orlo del precipizio. Deve esserci una ragione per l'angoscia di un pallore innaturale, per la magrezza nervosa delle braccia. Guardo le vene pulsare azzurre e tese sotto la pelle. Unghie sporche e una cantilena inarrestabile, domande senza risposta che si ripetono insensate nella malinconia rassegnata del monologo interiore. Da tempo ha rinunciato all'illusione di un interlocutore paziente. Parla solo per sé stesso, in attesa di un sonno che si trasformi in momentanea quiete.
Perché? Perché?
Troppo facile scavare nel passato per trovare la foto sbiadita di una donna. Carnagione dorata spenta dall'amarezza di lividi scuri che le chiudevano le palpebre. A volte, per uscire, indossava grossi occhiali da sole da diva anni '50 e provava ad immaginare di essere ancora a casa, sulle banchine affollate del canale, ad ammirare le navi che passavano sbuffando come draghi da fiaba.
Con un po' di sforzo rivedeva la curva sottile delle palme, ma Flor non poteva essere al sicuro sulle spiagge di sabbia bianca,e giocava ostinatamente a non pensare ai militari che pattugliavano i vicoli del quartiere. Le avevano detto che non erano soldati, però lei sapeva, sapeva che mancava loro solo una divisa, dato che avevano già pistole calibro .38 , scariche elettriche a 300 volt e una retorica piena di miele che feriva più di qualsiasi arma. Con quella avevano spaccato il paese, inventandosi una nazione commerciale che legittimasse il dominio economico indiscriminato, dopo anni di scempio.
La prigione in cui si era rinchiusa adesso non era poi così diversa e dalla finestra non vedeva altro che il grigiore monotono e anonimo di palazzi squallidamente identici. Si asciugava una lacrima mentre lavava i piatti e sistemava la cucina. Il marito si alzava all'alba per andare al lavoro, e fargli trovare la colazione pronta in tavola e il pranzo in una vaschetta di plastica sigillata era il suo compito quotidiano. Era naturale. Cosa c'era di sbagliato? Eppure bastava un piccolo errore...
Si era di nuovo dimenticato di lasciarle sulla credenza i soldi per la spesa; succedeva sempre più spesso. Ma no, non era cattivo. Almeno dava un'educazione a Miguel: comunque andasse lui aveva bisogno di una figura paterna, qualcuno che lo guidasse dopo la fuga di Rául.

Tutta la famiglia cenava in silenzio davanti al telegiornale delle otto in una liturgia collaudata. Il ragazzino aveva ormai imparato a tacere, concentrandosi sul cibo. Aveva capito che ogni rumore era punito da uno schiaffo che rischiava di spingerlo con la faccia nel piatto. Assistevano muti alla sfilata impietosa di incidenti mortali sulle autostrade nella canicola di luglio, macchie scure che si allargavano sull'asfalto, tra le lamiere, senza filosofia, senza umanità: ...e passiamo alla prossima notizia...
Difficile continuare in quel sopore impotente, accumulando mille microfratture dell'anima; fare qualcosa, qualsiasi cosa, prima di impazzire. Per questo il bambino e la ragazza si erano alzati, in piena notte, muovendosi in punta di piedi nel salotto riordinato con cura, cercando la chiave del casotto in giardino. La porta cigolava sui cardini di metallo. Erano là, allineati in una rastrelliera contro il muro: sei fucili austeri e ben oliati. Li avevano avvolti in un lenzuolo per trascinarli fino al ponte. Difesa sacra della proprietà e inutili, virili battute di caccia erano scomparse per sempre sul fondo fangoso del fiume. Quali sarebbero state le conseguenze? Le prede erano tornate a casa con la calma suicida e orgogliosa dei martiri.
Se fosse stato vero che i giorni hanno il potere misterioso di scorrere uguali in una vita mediocre, non ci sarebbe stata la telefonata fredda e il silenzio perso di sua madre, stavolta perso davvero, quella mattina. Castello di certezze famigliari schiacciato contro un camion. Non rimane più niente...
È stato questo? Rispondi

Un sorso di vino. Addormentarsi sul marmo di uno scalino. Troppa solitudine cancella la speranza.
Dov'erano le persone che dicevano di essere amici? No, era una finzione crudele, molto meglio un oblio artificiale.

Magari se lui avesse aspettato, se avesse resistito ancora un po', avrebbe visto una neonata dai grandi occhi verdi di fiducia illimitata, in un futuro in cui sarebbero restate tracce di un pallido sole. Ma questa è una storia che nessuno ha saputo scrivere.

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