martedì 14 febbraio 2012
Band of Skulls Sweet Sour (Vagrant)
Dopo il sorprendente esordio nel 2009 con Baby Darling Doll Face Honey e l’EP Friends del 2010, i Band of Skulls tornano con un album completo e maturo, più intimo e raccolto ma che non dimentica la carica incendiaria del buon garage. La voce di Emma Richardson è morbida e avvolgente. Il potente tappeto ritmico di Matthew Hayward incede con un timbro cupo, quasi stoner e sabbathiano nella title track, trascinata dal riff vibrato di Russell Marsden. Il trio inglese ci regala piccole gemme zeppeliniane (sempre Sweet Sour), s’inoltra in radure di tranquillità che confinano con Woods delle Sleater- Kinney e marcia con la potenza sferragliante del rock (Devil Takes Care of His Own); costruisce minuscole perle melodiche che potrebbero essere interpretate da PJ Harvey (Lay my Head down; Navigate) o diventa scanzonato come un Josh Homme di buon umore (You’re not Pretty but You Got it Going on), per poi scivolare in suite noise alla Sonic Youth (Close to Nowhere).
I Band of Skulls si confermano come un ottimo gruppo da club, capace di mescolare atmosfere intime e fumose a passaggi sonori densi e grezzi. Ricordo ancora il loro concerto di due anni fa a Milano e il modo in cui avevano catturato il pubblico infreddolito del Rocket.
Il video di Devil Takes Care of His Own è la riprova di quest’impressione: in uno studio televisivo giapponese, pochi fan si riuniscono compostamente per sentire la canzone ma improvvisamente i compassati tecnici nipponici vengono trascinati dal pezzo e cominciano a picchiarsi con un grande sfoggio di arti marziali.
Ancora una volta Emma cura un artwork intrigante e inquietante. La copertina dell’album, una strana amalgama rossa e bianca che potrebbe ricordare un fiore o il modello anatomico di un bacino, non sfigurerebbe in un dipinto di Ray Caesar. Lo stesso vale per i primi due singoli estratti dal disco: in questo caso si tratta dell’ingrandimento di articolari di un insieme più ampio che richiama una composizione di petali avvizziti e contorti (Bruises) e una forma astratta (Devil takes care of his own).
Trowate la versione breve d questa recensione su www.discoclub65.it !
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