Il cuore collassa contro la cassa toracica – frrrr-frrrr, tic … tic.
Sarà colpa
dell’erosione ossea o della bellezza insostenibile del libro che sto
sfogliando, in piedi contro uno scaffale della Feltrinelli? Ok, hanno già
allineato le sedie nello spazio per lo showcase: mi siedo.
Non riesco a concentrarmi sulla
pagina e discorsi della gente che sta intorno mi colano nelle orecchie: «… Io
preferisco Rimbaud come poeta, ma il life-style di Baudelaire era più cool»; «
… Dopo ho un appuntamento con una, una straniera in Erasmus. Non è che ne valga
tanto la pena, ma la dà via»; « … La cosa brutta di quel druido è che può
castare solo incantesimi di secondo livello»; « … ma non potremmo stare
davanti?»; «Beh, comunque io domani vado a Milano!»
Un ragazzo fa la prova del suono
appendendosi al microfono con un’attitudine da grunger sul palco del Reading
Festival, la felpa grigia della Converse che ciondola irregolare sulle braccia
magre «Brugola», «Carruba», «Burro» (nel
senso di condimento o di asino?): parole da soundcheck che fanno ridere i suoi
amici, in prima fila. Lo sfidano «Dì “pene”, dì “vagina”». Una tizia ha i
capelli rosa platino e un’espansione di un paio di centimetri all’orecchio.
Visualizzo i tulipani che ho portato
all’inaugurazione della mostra di sabato. Il gruppetto si agita trattenendo i
risolini sotto le mani. C’è odore di sudore e di persone ammassate.
Da adolescenti io e Megami
pensavamo che quella miscela stantia fosse normale nei maschi, con in più un bouquet
di birra e cannette.
Ripenso a Tyler, alle foto con la
gonna lunga di Cassy e due arance infilate nella scollatura di una canottiera
bianca. Quell’epoca è finita e siamo tutti più seri, posati e riflessivi …
Riflettenti … Riflessi. Dove siamo andati?
La solita incaricata sistema le
bottigliette d’acqua vicino agli sgabelli per la band che sta per arrivare. Ha
un vestitino di sangallo nero e un cerchietto rosso che brilla in mezzo al
caschetto ordinato. È carina come la Biancaneve di Storybrooke. Mi sembra di
aver dimenticato una parte importante del passato. E se poi fossi la
principessa avvelenata dalla mela? Ormai sarei comunque corrotta, in un mondo,
dove si vedono solo “chilometri e chilometri di scogliere e di discariche”. La
realtà cambia continuamente e non conta ciò in cui credevi fino a ieri Cioè,
nessuno ama veramente la Natura se si tratta di perdere qualche comodità
tecnologica, chiunque sarebbe pronto a rinnegare i principî per un lavoro da
favola in una riserva australiana, con il miraggio dei tuffi nella barriera
corallina. In discoteca hanno campionato il suono di un dijeridoo ma non hanno
mai detto che i koala sono tra le specie più aggressive della biosfera,
nonostante il loro alito molto molto fresco.
Se fossimo in un fumetto, promuoverei
una versione punk di me stessa e ruberei le scorte idriche delle
multinazionali, succhierei i rifornimenti d’anima del Destino … E invece verso
le otto farò la fila alle casse, pagherò un romanzo infilato in una busta di
carta riciclabile a impatto zero e tornerò a casa.
Sussultando per il silenzio delle
stanze vuote, indosserò guanti di lattice e mascherina chirurgica e preparerò
la cena per Cassy.
Mi piace usare le spezie, anche
se alcune non le conosco – Cosa si può fare con i semi di finocchio, se non
delle tisane anti-meteoriche?
21.22 gocce di buio si addensano
negli angoli – Rimescolare la salsa
finché non diventa un composto liscio.
“Quest’estate vorrei vedere un
paio di concerti” – Lasciar riposare
l’idea astratta dell’Australia (del Giappone nuclearizzato o del Messico, dove
si ammazzano a balazos).
Mi piace togliermi la seconda
pelle trasparente e sporca, pulire tutto e poi lavarmi le mani con un blocco di
sapone alla zagara.
Sto imparando a controllare le
mie ossessioni.
Sto imparando a sognare in
piccolo.
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