domenica 16 giugno 2013

CANGURI NEL DESERTO


 
Il cuore collassa contro la cassa toracica – frrrr-frrrr, tic … tic.

 Sarà colpa dell’erosione ossea o della bellezza insostenibile del libro che sto sfogliando, in piedi contro uno scaffale della Feltrinelli? Ok, hanno già allineato le sedie nello spazio per lo showcase: mi siedo.

Non riesco a concentrarmi sulla pagina e discorsi della gente che sta intorno mi colano nelle orecchie: «… Io preferisco Rimbaud come poeta, ma il life-style di Baudelaire era più cool»; « … Dopo ho un appuntamento con una, una straniera in Erasmus. Non è che ne valga tanto la pena, ma la dà via»; « … La cosa brutta di quel druido è che può castare solo incantesimi di secondo livello»; « … ma non potremmo stare davanti?»; «Beh, comunque io domani vado a Milano!»

Un ragazzo fa la prova del suono appendendosi al microfono con un’attitudine da grunger sul palco del Reading Festival, la felpa grigia della Converse che ciondola irregolare sulle braccia magre  «Brugola», «Carruba», «Burro» (nel senso di condimento o di asino?): parole da soundcheck che fanno ridere i suoi amici, in prima fila. Lo sfidano «Dì “pene”, dì “vagina”». Una tizia ha i capelli rosa platino e un’espansione di un paio di centimetri all’orecchio.

 Visualizzo i tulipani che ho portato all’inaugurazione della mostra di sabato. Il gruppetto si agita trattenendo i risolini sotto le mani. C’è odore di sudore e di persone ammassate.

Da adolescenti io e Megami pensavamo che quella miscela stantia fosse normale nei maschi, con in più un bouquet di birra e cannette.

Ripenso a Tyler, alle foto con la gonna lunga di Cassy e due arance infilate nella scollatura di una canottiera bianca. Quell’epoca è finita e siamo tutti più seri, posati e riflessivi … Riflettenti … Riflessi. Dove siamo andati?

La solita incaricata sistema le bottigliette d’acqua vicino agli sgabelli per la band che sta per arrivare. Ha un vestitino di sangallo nero e un cerchietto rosso che brilla in mezzo al caschetto ordinato. È carina come la Biancaneve di Storybrooke. Mi sembra di aver dimenticato una parte importante del passato. E se poi fossi la principessa avvelenata dalla mela? Ormai sarei comunque corrotta, in un mondo, dove si vedono solo “chilometri e chilometri di scogliere e di discariche”. La realtà cambia continuamente e non conta ciò in cui credevi fino a ieri Cioè, nessuno ama veramente la Natura se si tratta di perdere qualche comodità tecnologica, chiunque sarebbe pronto a rinnegare i principî per un lavoro da favola in una riserva australiana, con il miraggio dei tuffi nella barriera corallina. In discoteca hanno campionato il suono di un dijeridoo ma non hanno mai detto che i koala sono tra le specie più aggressive della biosfera, nonostante il loro alito molto molto fresco.

Se fossimo in un fumetto, promuoverei una versione punk di me stessa e ruberei le scorte idriche delle multinazionali, succhierei i rifornimenti d’anima del Destino … E invece verso le otto farò la fila alle casse, pagherò un romanzo infilato in una busta di carta riciclabile a impatto zero e tornerò a casa.

Sussultando per il silenzio delle stanze vuote, indosserò guanti di lattice e mascherina chirurgica e preparerò la cena per Cassy.

Mi piace usare le spezie, anche se alcune non le conosco – Cosa si può fare con i semi di finocchio, se non delle tisane anti-meteoriche?

21.22 gocce di buio si addensano negli angoli – Rimescolare la salsa finché non diventa un composto liscio.

“Quest’estate vorrei vedere un paio di concerti” – Lasciar riposare l’idea astratta dell’Australia (del Giappone nuclearizzato o del Messico, dove si ammazzano a balazos). 

Mi piace togliermi la seconda pelle trasparente e sporca, pulire tutto e poi lavarmi le mani con un blocco di sapone alla zagara. 

Sto imparando a controllare le mie ossessioni. 

Sto imparando a sognare in piccolo.

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