giovedì 11 agosto 2011

Ozzy - Crazy Train



11 agosto 2011


Il treno scorre nel paesaggio fatto di spuma e colline. Tornare a casa, solo per un giorno. Ed è come una guerra. Lei che ti saluta alla stazione. E le trema la voce.
A metà percorso nel vagone manca la corrente. Con uno rumore sordo precipiti nel buio interminabile di una galleria: nemmeno le ondulazioni della riga bianca da contare per ingannare il disagio di una situazione incorporea.
Cambi posto. Chiudi i finestrini tutt’intorno. Perché è agosto ma porti le maniche lunghe. Una turista tedesca al supermercato ti aveva scoccato un’occhiata curiosa e scandalizzata, un’occhiata che diceva: “Guarda, una drogata. Vengono anche loro a fare la spesa?”

Nello scompartimento ti avvolgi in uno scialle rosa e cerchi di concentrarti sul racconto che stai leggendo: assolata storia del bush africano. Ma ti devi alzare, e spostarti ancora per sfuggire all’odore pungente di sonno, lavoro e fatica che arriva a zaffate dal sedile accanto.
Ti sistemi di nuovo e controlli per l’ennesima volta di aver preso tutto. Da bambina avevi pianto per mesi per aver dimenticato sul treno la tua borsetta preferita. Era di plastica. A forma di anguria. Con i lustrini che galleggiavano dentro alle bolle di liquido sintetico.
Giri la chiave nella serratura sprangata.
L’affetto materno di Annetta – yogurt,insalata e pomodori nel frigo un girasole-calamita sullo sportello, un vassoio di plastica sul mobiletto.
La luce invade di colpo le stanze. Lo scaldabagno non si accende. L’acqua fredda risveglia i sensi intorpiditi dalla scomodità dei sedili ferroviari.



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