venerdì 11 novembre 2011

ALLUVIONE MONDIALE

La Thailandia conta le sue vittime dopo la catastrofe "naturale" durata mesi. 527 morti e più di 11 miliardi di euro di danni hanno sconvolto il Paese, ridisegnato la sua mappa idrogeologica e arrestato la crescita del PIL. Economia versus ecologia. La sete di guadagni immediati (pochi maledetti e subito) fa perdere di vista il problema ambientale. Alla luce degli sconvolgimenticlimatici degli ultimi anni, i potenti continuano a inseguire il miraggio dello sviluppo come parabola infinita verso l'alto. Non credo nell'utopia di Latouche sulla decrescita felice,nè nrlle apocalissi salvifiche raccontate da Miyazaki: il treno corre e sarà difficile, forse impossibile, fermarlo (le risorse idriche sono nelle mani delle grandi potenze emergenti e le energie pulite sembrano ancora una chimera percentualmente poco rilevante).
La domanda che mi sorge spontanea in questo panorama desolante è collegata agli eventi "eccezionali" di Genova. Le precipitazioni "tropicali" e poi le piene (e la devastazione) si possono davvero considerare un fatto isolato?
L'amministrazione comunale e tutta la classe dirigenziale (politica e non) può davvero usare impunemente la scusa "dell'evento imprevedibile", quando la cemintificazione e l'aviditàdilagano?
In Asia tutta le regioni basse e alluvinali sono a rischio: il Vietnam e l'Indonesia tremano monitorando le precipitazioni della stagione delle pioggie, la Cina monopolizza il corso dei fiumi in tutte le regioni confinanti... E NOI?

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