« … Cioè, questo è davvero l’uomo
perfetto!» dice Annie mentre, in piedi su una sedia, controlla la cottura di
una torta di mele eccessivamente liquida. Con una mano stringe una presina, con
l’altra tiene in bilico un IPad nuovo di zecca. Conosce questo tizio, Philip,
da poco più di due settimane ed è ancora impegnata a giocare al Principe
Azzurro e la Bella Addormentata … «Ha una barca a vela e mette solo polo Fred
Perry!» – Anch’io avevo una barca, prima che si riducesse a uno scheletro da
divorare, abbandonato in qualche porto su un’isola greca.
«Mi ha portato a mangiate in un posto da guida
Michelin: due stelle, capisci? … Con le candele sui tavoli: che romantico!» –
Le si accendono lucine da cartone animato negli occhi, anche se mi dà le spalle
lo intuisco dalla profusione di cuoricini nel sua voce.
«E poi è TROPPO carino!» Percepisco
l’intonazione maiuscola dell’aggettivo.
Non capisco la chimica dell’attrazione,
l’ossitocina dell’amore per curare le dipendenze … La felicità altrui ha un sapore sgradevole, difficile da
tollerare se non possiamo condividerla.
Forse sono contraria ai rapporti
di coppia come non approvo l’uso degli psicofarmaci per stabilizzare l’umore,
sanare le ansie, dormire meglio, essere più socievole: per costruirsi un avatar
da sfoggiare in pubblico, come se vivessimo in un perenne cocktail party. O in
un perenne stato d’assedio.
Sullo schermo del computer
scorrono le immagini della CNN. Esplode una bomba durante la maratona di Boston.
“Scrivere un libro è un po' come correre, la motivazione in
sostanza è della stessa natura: uno stimolo interiore silenzioso e preciso, che
non cerca conferma in un giudizio esterno”
dice l’atleta tagliando il traguardo. Sotto sforzo, sudato, lui è autore di se
stesso.
Io sto plasmando il mio corpo in base alla
parola, come gli antichi eroi dei miti. “La barriera tra una sana fiducia e un malsano
orgoglio è molto sottile” dice il
poliziotto della scientifica raccogliendo rilevamenti sulla scena: vite a
brandelli, ordigni a pezzi, prove minime.
«Ti va un tè di riso? Me
ne ha regalato un sacchetto ieri! È buono, sai?» Faccio una smorfia. «Non hai
qualcosa con i valori nutrizionali notificati?» Ricordo controvoglia il sapore
tostato del genmaicha che Erin beveva in Giappone, sempre con un occhio ai
numeri stampati sull’etichetta. Quando uno dei miei amici partirà senza di me,
potrei chiedergli di portarmene qualche bottiglia, no?
Penso: “Alcune persone
hanno bisogno di essere coltivate come fiori in un vivaio”, assetate di un
concime necessario e del calore artificiale della serra. “Ossia: alcune persone
sono alla costante ricerca osmotica di Qualcuno, come le orchidee non sarebbero
sbocciate senza le cure di Nero Wolfe”, ma nessuno è veramente indispensabile.
Non vedevo Annie da due
mesi, anzi da Natale se escludiamo saluto fugace in centro tra un impegno e
l’altro, e in tutto questo tempo il mondo ha spostato il suo baricentro «La
settimana la prossima andremo qualche giorno in montagna!» – Lei ha passato il
sabato al mare e ha la pelle rossa come un’aragosta, rossa come i suoi jeans. Una
scottatura riflette l’oro dei suoi ricci ambrati.
Il mio sguardo vaga
fuori dalla finestra, sopra i tetti d’ardesia della città: sono quasi le otto
ma il sole è ancora dolce e posso illudermi di essere ancora umana.
Una minima variazione di
semitoni attira la mia attenzione ondivaga. «Mi accompagni al negozio del paki
a comprare i taralli per stasera? Abbiamo in programma un aperitivo» Ballando
come una trottola, senza perdere allegria dinamica: «Uh, mi scoppia la testa!
Sarà colpa di questo caldo improvviso!» Sembra che lei non abbia considerato che
l’alcol non va molto d’accordo con il ketoprofene per il mal di testa.
Annuisco cercando di mettere in sequenza i comandi motori necessari ad
alzarmi dal divano e la raggiungo già sulla porta, sul terrazzo innaffiato di
luce arancione. http://youtu.be/jW8UlrtcEac
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