Yûji Sakai è il
solito liceale comune, quando la città viene attaccato da un mostro
divora-anime e il distretto commerciale è spazzato via, insieme a tutti gli
ignari passanti, ivi compresa Yukari Hirai, la ragazza verso la quale lui prova
il primo timido sentimento. Anche Yûji viene colpito dalla forza devastatrice
del Tomogara, un’entità che mirano ad accumulare l’essenza vitale degli esseri
umani, creando così un massiccio squilibrio nel bilanciamento tra vita e morte.
A salvare temporaneamente la situazione interviene una misteriosa ragazza
“dagli occhi fiammeggianti e dai capelli infuocati” che lui battezzerà Shana: è una Flame Haze,
appositamente addestrata per combattere queste creature demoniache e i loro
servitori, i Rinne: oltre a distruggere fisicamente gli emissari del Male con
la sua spada, lei ha il compito di plasmare dei rimpiazzi temporanei, i Torch
ossia corpi vuoti in cui il lumicino azzurro si estingue gradualmente fino a
farli scomparire inosservati, senza lasciare traccia nei ricordi di chi li
circonda. Il protagonista vede quindi spirare la sua amica del cuore e si
trasforma a sua volta in un non-morto ma, a differenza degli altri, non è
destinato a sparire. Infatti, lui è un Mystes, un individuo in cui racchiuso un
“frammento di tesoro” (“hôgu”) che, allo scoccare della mezzanotte, lo rende in
grado di rigenerare le energie perse durante il giorno (si tratta di un potere
speciale chiamato Reiji Maigo, letteralmente “bambino sperduto di mezzanotte”).
Fin qui, la terminologia che introduce alla complessa
cosmologia di Shakugan no Shana, un anime che – come avviene sempre più spesso
recentemente – fa parte di un ampio progetto di mixed media che comprende animazione, fumetti, videogiochi
e romanzi interpretabili con diverse chiavi di lettura. La storia di combattimenti
sovrannaturali è di per sé abbastanza scontata e segue la struttura tipica
dello shônen manga (destinato ai ragazzi), e anche i risvolti di commedia
romantica scolastica ricalcano uno schema ben noto agli appassionati del genere.
La misteriosa guerriera si assume il compito di allenare e al contempo
proteggere l’umano e così tra i due nasce un tenero legame che s’inserisce
nella routine quotidiana, scontrandosi /integrandosi con il contesto esterno;
mentre lei, infiltrandosi alle superiori, scopre il significato profondo
dell’amicizia e una sconfinata passione per i dolci chiamati melonpan –
croccanti fuori e morbidi dentro; una perfetta metafora della via del guerriero[i]
– una compagna di classe di Yûji(Kazumi Yoshida) si
dichiara e questo genera attrito tra il giovane e il suo amico Ike. In un
impianto tanto basilare, l’elemento interessante è dato proprio dai nomi r dai
termini che suggeriscono un panteistico incontro di culture. Innanzitutto i Tomogara, ovvero i servitori,
accompagnati dai loro vassalli. Nel buddhismo, “rinne” indica la reincarnazione. Ultimamente la “Regina dei manga”
Rumiko Takahashi sta sviluppando un’opera dai tratti soprannaturali che segue
le avventure di Rinne Rokudô, un dio della morte che aiuta gli spiriti a
staccarsi dalle cose mondane per procedere lungo il cammino delle
reincarnazioni (“rokudô”, appunto).[ii]
|
Rinne (R.Takahashi) |
L’idea dei Torch
si rifà invece alle candele usate anticamente per misurare il tempo.
Storicamente, il primo riferimento a questo tipo di orologio si colloca proprio
in Estremo Oriente, grazie a un poema cinese del 520 d.C. ed è risaputo che
tali sistemi cronometrici sono stati impiegati in Giappone fino all’inizio del
X secolo. Dal punto di vista metaforico invece, l’idea della fiammella della
vita che si consuma è presente in molti sistemi di pensiero, sia laici sia
religiosi e completa quella del filo tessuto dalle Parche dell’età classica.
Rimanendo nell’ambito dell’animazione, troviamo questo tipo di raffigurazione
nella serie “Jigoku Shôjo”, in cui una “ragazza infernale” s’incarica di
vendicare i torti subiti in cambio dell’anima ma, mentre questo anime risulta
disarticolato e fatto di episodi autoconclusivi “Shakugan no Shana” ha una
struttura unitaria e sequenziale. Ovviamente la protagonista inizia il ragazzo
a un allenamento intensivo per fronteggiare le creature maligne e divoratrici[iii]
|
"Ga-Rei" (H. Segawa) |
Yûji, insieme alla Flame Haze supportata dal suo “demone
guida”Alastor (il "vendicatore", personificazione delle lotte famigliri nella mitologia classica) deve fronteggiare una lunga schiera di nemici che minacciano la città,
centro nevralgico sul quale si focalizzano le mire delle armate nemiche del Bal
Masqué. Si tratta di un’organizzazione che intende generare una fonte
illimitata d’energia concentrando gli spiriti umani. I tre fondatori di questo
esercito, Bel-Peol, Hecate e Sydonay simboleggiano vari aspetti della morte
(intesa come lato oscuro).
|
Sydonay |
Sydonay è un uomo
elegante e cool che occupa il posto di Generale (shôgun) nella Trinità a capo
del Bal Masqué. Mentre il suo nome attuale deriva da Asmodeo (anche noto come
Sydonai) uno dei più potenti re dell’Inferno, menzionato nelle leggende
talmudiche e nella demonologia guidaica, nella cronologia di “Shakugan no
Shana” egli, dopo essere stato un potente condottiero noto con il nome di Chi
Yû, nella prima serie diventa protettore
delle alte sfere dell’esercito (in particolare la piccola Hecate) e sorvegliare
il lavoro dei sottoposti. Infatti, lo si incontra per la prima volta accanto
Tiriel e Sorath, due fratelli legati da un’attrazione incestuosa, definiti
“aizen no kyôdai” o “fratelli dell’amore indulgente”. La ragazzina, che si
presenta come “Aizen-ta” (l’amore indulgente degli altri) si contrappone al
maschietto Sorath che è “Aizen-ji). La coppia ricorda l’aristocrazia europea
ottocentesca: presi separatamente, Tiriel somiglia molto a una delle
bambole“Rozen Maiden” di PEACH-PIT mentre Sorath ha lo stesso tipo di
abbigliamento e la stessa freddezza di L. A., l’esistenza artificiale
dell’anime “El Cazador de la Bruja”; ma considerati come duo unito dalla
perversione del vincolo fraterno, si possono facilmente accostare ad Hansel e
Gretel, i due piccoli assassini di Black Lagoon (Rei Hiroe).
|
Hansel & Gretel "Black Lagoon" (R. Hiroe) |
Ancora una volta, i nomi sono la chiave di lettura più
interessante, poiché creano nuovi collegamenti tra i personaggi. Sorath era un demone solare dei testi
vedici che, tanto nella cabala ebraica quanto nei testi cristiani di epoca
medievale e nell’alchimia si differenzia nettamente sia da Lucifero sia da
Cristo, ponendosi come massimo antagonista dell’evoluzione umana. Nell’anime,
il ragazzo è ossessionato dalla ricerca della Nietono no Shana, la spada che
custodisce lo spirito del “peggior Mystes della storia”.
|
Sorath & Tiriel |
|
"Rozen Maiden" (PEACH_PIT) |
Tiriel, invece,
potrebbe essere parzialmente ispirata al protagonista dell’omonimo poema di
William Blake, un tiranno che s’insedia sul trono d’Occidente esiliando i suoi
stessi fratelli. Già in quest’accezione etimologica che rimanda alle quattro
direzioni, la principessina è connessa alla triade di comando di Bal Masqué
perché Bel-Peol, nota anche come “Il
Giudice dei Paradossi”, in passato aveva usato l’appellativo Xi Mu (letto
“Seibô” in giapponese, era la Grande Madre dell’Est, una divinità guerriera
delle leggende cinesi). Esiste anche un altro filo che congiunge due figure
femminili apparentemente tanto distanti: uno degli esegeti di Blake, infatti,
suggeriva che l’autore avesse preso il nome del suo monarca dal Principe (o Re)
di Tiro del Libro di Ezechiele, cioè Satana denunciato per essersi fatto
passare per Dio. E Baal di Tiro è uno degli attributi con il quale s’identifica
la divinità semitica che poi verrà assorbito nell’immaginario cristiano
medievale.
|
Bel Peol |
In “Shakugan no Shana” si presenta come una donna fatale
stretta in un lungo abito da sera. La sua caratteristica peculiare sono i tre
occhi dorati, inversione parodistica del concetto filosofico di "terzo occhio", ma una benda copre l’orbita sinistra, a seguito di un incidente
avvenuto nella Grande Guerra per la Creazione. Si potrebbe quindi pensare a una
rivisitazione della simbologia del terzo occhio, visto come sguardo
trascendentale illuminato, applicata alla sfera demoniaca perché in molte
credenze ricorre la figura del diavolo dagli occhi gialli. A tale proposito, il
primo riferimento va senz’altro a Songoku (o semplicemente Goku), personaggio
del celebre racconto cinese “Saiyuki – Viaggio verso Occidente”, rivisitato in
numerosissimi adattamenti animati (da “Dragon Ball”, serie-fiume di Akira
Toriyama a “Saiyuki” di Kazuya Minekura). Nella leggenda si parla di un
demone-scimmia, archetipo del trickster burlone e anarchico che, senza
rispettare le leggi, fa da tramite tra il mondo umano e quello divino.
Tuttavia, considerando le sue sembianze provocanti, in “Shana” non siamo di
fronte al mediatore carnevalesco ma al tentare che seduce gli ingenui con promesse
fasulle: in particolare, Baal (o Bel-P’eor) progenitore di tutti gli dei
semitici e associato più tardi a Crono, nella demonologia cristiana medievale
si trasforma in Belfegor, uno dei Sette Principi dell’Inferno, detentore delle
false conoscenze. In tale accezione, “l’Arbitro del Ragionamento Inverso” svela
dei punti di contatto con un suo sottoposto, Dantalion detto il Professore.
Questo personaggio, proprio come Bel-Peol, trae il nome da uno degli spiriti
della gerarchia ultramondana. Dantalian
è uno dei Gran Duchi e comanda trentasei legioni di jinn;[iv]
inoltre viene spesso descritto come un essere umano che, con un libro in mano,
insegna le arti e la scienza circuendo le sue vittime e mostrando loro un amore
illusorio, un mondo artificiale.
|
Dantalion |
Nell’anime, il Crimson Lord col camice bianco
e gli occhiali che cancellano le pupille richiama esplicitamente l’immaginario
legato allo scienziato pazzo che va Sôichi Tomoe di “Sailor Moon” (Naoko
Takeuchi) al professor Tucker di “Fullmetal Alchemist” (Hiromu Arakawa) fino al
professor Franken Stein di “Soul Eater” (Atsushi Ohkubo).
|
Sôichi Tomoe di "Sailor Moon" (N. Takeuchi) |
|
Frank Stein di "Soul Eater" (A. Ohkubo) |
|
Shô Tucker "Fullmetal Alchemist" (H. Arakawa) |
Il suo servitore (rinne) è il robot Domino 28, una parodia del famosissimo Tetsujin 28.[v]
|
Domino 28 |
Hecate completa
la “Trinità” malvagia del Bal Masqué. È una ragazzina apparentemente innocente,
forse pensata in contrasto ideale con la sensualità marcata di Bel-Peol. Indossa
un grande cappello bianco con due perline rosse all’estremità della tesa e una
mantella bianca: le origini di questo costume non sono del tutto chiare ma,
somigliando molto agli abiti portati in battaglia da Eriol Hiiragizawa e da Shaolan in Card Captor Sakura (CLAMP), potrebbero
derivare dai vestiti da cerimonia degli sciamani taoisti, il che rimanderebbe
all’identificazione dei tre fondatori di Bal Masqué con altrettante divinità
della mitologia cinese (in particolare, in passato la ragazzina sarebbe stata
Nûwa, una delle dee della creazione). Il nome attuale rimanda invece alla
figlia di Perseo nel pantheon greco, considerata la signora dell’oscurità e
delle arti magiche, ovvero la terza rappresentazione di Selene (la Luna) e Artemide
(La Caccia e, quindi, la Terra).
|
|
Hecate è nota anche
con il nome di "Itadaki no kura” ("Trono della vetta” o “Master Throne”) ed è
l’unica in grado di catalizzare il potere contenuto nello spirito di Yûji. In
questo senso, sono particolarmente importanti gli ultimi episodi della prima
serie, quando la Sacerdotessa si unisce spiritualmente al Reiji Maigo per
estrarne l’essenza. La parte in cui Yùji viene rapito e rimane incosciente, in
una sorta di limbo mentale ricorda, sia nella grafica sia nell’uso dell’espediente
narrativo, il finale della Neo Genesis Evangelion – quando il protagonista,
quasi fuso con il proprio robot ripercorre le tappe della sua crescita
psicologica. La scena culminante – in cui viene completata la fusione tra i due
corpi per raggiungere la massima intensità spirituale – ha chiare connotazioni
erotiche ma l’autore non scade nella tentazione del voyeurismo toccando così
alti livelli di significazione. Il momento del congiungimento fra i due rievoca
l’amplesso metafisico tra Tengo Kawana e Fukaeri in "1Q84" di Haruki Murakami:
nel romanzo l’energia scatenata dalla morte del Leader provoca una tempesta di
lampi e accelera il processo di contatto tra Receiver e Perceiver, ossia tra
chi sente la presenza di un mondo sovrannaturale e chi è in grado di
controllarne le forze.
È interessante il legame intrinseco che unisce le due isole
gemelle, il Seirei-den (Palazzo della Stella Nera), sede del quartier generale
di Bal Masqué e il Tendôkyû (Palazzo della Via Celeste) dove Shana viene
allenata da Alastor, Wilhelmina e Shiro
/Merhim per diventare una Flame Haze.
|
Seirei-den |
|
Morte Nera di Star Wars (G. Lucas) |
Innanzi tutto salta agli occhi
l’analogia tra i due spazi galleggianti, ispirati in parte alle terre mistiche
degli Otto Immortali taoisti e in parte alla simbologia surrealista di Magritte[vi],
ma il tema dell’isola utopica – nel bene o nel male – è un topos che trova
infinite declinazioni nella letteratura e nel cinema; e forse proprio a queste
bisogna guardare per capire la dinamica complementare dei due palazzi. Infatti
se la sequenza in cui Shana si avvicina volando con ali di fuoco al castello
nemico ricorda molto il percorso dell’angelo caduto Sestuna Mudô in “Angel
Sanctuary” (Kaori Yuki), ciò che potrebbe sembrare frutto di una magia divina
si regge in realtà grazie a un sistema di propulsione a vapore che, con la
chiara derivazione steampunk, richiama l’Isola di Laputa del film di Hayao
Miyazaki – a sua volta preso da “I Viaggi di Gulliver” – e forse persino la
fantascientifica Morte Nera di Star Wars.
|
Tendô-kyû |
|
Isola Penglai degli Immortali cinesi |
|
Laputa (H. Miyazaki) |
|
"Il Castello dei Pirenei" (R. Magritte) |
Da un lato l’eterna luce del Bene, dall’altro le tenebre del
Male; ma la divisione non è così netta come può apparire perché Shiro/ Merhim
il maestro d’armi di Shana è uno scheletro che, nella sua forma di
combattimento riprende le proprie sembianze di principe ma è in realtà lo
spirito che, nella demonologia medievale, era considerato il portatore delle
pestilenze. Nell’animazione nipponica, spesso il confine tra eroi positivi e
negativi è molto fumato: uno degli esempi migliori in questo caso viene ancora
dall’universo Ghibli perché in “La città Incantata” compare uno “Spirito del
Cattivo Odore” che, liberato dalla sporcizia che lo imprigionava, si rivela
essere il Signore del Fiume.
Tornando a Shana e al lungo flash-back sui
personaggi del suo passato, anche il character design pare voler suggerire una
chiave interpretazione ironicamente critica che contrappone due visioni
socio-culturali.
Shiro, con le sue bianche ossa coperte solo da un mantello,
recupera i ricordi del passato quando il Tendôkyû è minacciato dal motociclista
Vine insieme al suo spirito Ogron. Entrambi derivano nella grafica
dalla tradizione folclorica anglosassone: il jaeger (ricercatore) è una
modernizzione della leggenda di “Sleepy Hollow” che si può considerare una
rivisitazione del tema del Dullahan, il fantasma senza testa della mitologia
celtica, e in questo Vine è molto simile a Celty Sturluson di Durarara!! (Akiyo
Satoragi); il wanderer (guerriero che combatte sul campo) ha gli abiti di un
secentesco bardo inglese ma suo corpo è fatto di un’energia verde-blu normalmente invisibile.[vii]
La battaglia tra i due e il samurai potrebbe quindi rappresentare la battaglia
fisica e concettuale tra Oriente e Occidente che si esprime in manieta implicita anche nella citazione ironica di alcuni celebri personaggi Mattel per la caratterizzazione di Merhim (il Principe Cuorforte di "Lady Lovely"?) e il suo doppio, lo scheletro Shiro (Skeletor di "He-Man"?)
|
Skeletor di "He-Man" (Mattel Production) |
|
CuorForte di "Lady Lovely" (Mattel Production) |
Fin qui ho cercato di analizzare i Tomogara, ossia il cöté
oscuro della storia, ma in qualsiasi buono shônen c’è bisogno di due metà che
si scontrano. In questo caso, i nemici naturali del Bal Masqué sono i Flame
Haze, incaricati di mantenere l’equilibrio di esistenze presenti sulla Terra.
Attenzione però, questi combattenti non agiscono per l’umanità ma perché non si
creino improvvisi squilibri.
La prima eroina che ci viene presentata è ovviamente Shana,
insieme al suo spirito Alastor, ma lei non è la sola forza in campo.
Presto anche un’altra eroina arriva nella città di Misaki
per monitorare una strana serie di scompensi dovuti agli attacchi troppo
frequenti dei rinne. Con i capelli
biondi, gli occhi chiari e le curve avvenenti ben in evidenza, Margery Daw è un’americana
caratterizzata secondo i classici stereotipi che contraddistinguono la
raffigurazione delle straniere. Sommando tutte le sue caratteristiche fisiche
alle abilità nell’uso della magia, il richiamo più prossimo potrebbe essere
Oriana Thomson, la mercenaria assoldata dalla Chiesa Romana in “A Centain
Magical Index” (Kazuma Kamachi /Haimura Kiyotaka). Infatti, come lei sfrutta il
potere di uno spirito che si presenta con la forma fisica di un pesante
grimorio, Marchosias (spesso abbreviato con Marco o “baka Marco”, cioè “stupido
Marco”)[viii].
|
Margery Daw |
|
Oriana Thomson |
Quest’apparenza sembra inappropriata per un demone che, nelle compilazioni
medievali, era rappresentato come un essere dalle ali di grifone, uno dei
marchesi dell’inferno. Cercando una spiegazione a questo cambiamento che fosse
in qualche modo collegabile al personaggio, mi sono imbattuta in Margery Kempe
(1373-1430), l’eremita autrice della prima autobiografia in inglese. Anche se
questo riferimento colto spiegherebbe il suo legame con un pesante volume, è
molto più probabile che il nome sia un omaggio alla diva del muto Marjorie Daw.
|
Margery Kempe |
|
Marjorie Daw |
I problemi di traslitterazione lasciano spazio a diversi dubbi: per quanto
riguarda l’attrice, pare che a volte venisse accreditata con il nome “Margery”;
invece per quanto riguarda il cognome del personaggio di “Shana”, nelle prime
puntate i sottotitoli in inglese riportavano “Doe”, cioè “sconosciuta” e sono
stati corretti solo in un secondo momento. Grazie alle capacità che le
conferisce il suo contraente, Margery si trasforma in un grosso mostro dalle
fattezze lupine (un licantropo) che ha il potere di moltiplicare se stesso
creando delle illusioni. Questa forma tende un’altra linea di continuità tra
forze del Bene e del Male dal momento che la creatura somiglia molto alla
chimera usata come avatar da Sydonay – che a sua volta ricorda la forma evoluta
di Cerberus / Kero-chan in Card Captor Sakura (CLAMP).
|
Margery Daw licantropo |
|
Cerberus |
Al suo ingresso nella storia, la donna si comporta come un
antagonista di Shana e, con il suo vizio di bere, sembra avere attributi
totalmente negativi ma quest’impressione si attenua gradualmente fino a
scomparire quando si comincia a capire che non si tratta di una nemica, ma
piuttosto di una preziosa alleata in grado di utilizzare cerchi magici
complessi. L’approccio narrativo è quindi abbastanza originale, anche nella
scelta dei comprimari da affiancarle. Non si tratta dei soliti umani soggiogati
con qualche potere ipnotico: Eita Tanaka e Keisaku Satô sono due quindicenni,
compagni di scuola di Yûji Sakai e, proprio come il protagonista decide di
iniziare un allenamento speciale al fianco di Shana, loro si avvicinano a
Margery e Satô, essendo benestante, le presta addirittura la casa diventando
sempre più coinvolto nella battaglia personale della Flame Haze statunitense.
Lo stesso vale per Kazumi Yoshida, una compagna di classe di
Yûji, innamorata di lui e a sua volta amata da Ike. Inizialmente la ragazza è
totalmente ignara della situazione della città e della vera natura di Sakai ma
scopre la realtà in seguito all’intervento di un Tuner, un particolare tipo di
combattente che, grazie al suo spirito contraente Behemoth – un animale biblico
simbolo della supremazia di Dio sull’uomo che qui però prende la forma di un
bracciale – ha la capacità di minimizzare
una grande “distorsione” provocata da una battaglia prolungata, in cui siano
stati prodotti molti Torch. Leggendo gli antefatti della sua vita, si capisce
che lui era un principe che sognava di diventare un grande guerriero che porta
il nome di un vento del Sahara; in effetti il suo aspetto potrebbe ricordare
quello di un nobile nomade del deserto e il primo collegamento che salta agli
occhi è quello con Yoh e Hao, protagonisti di “Shaman King” (Hiroyuki Takei),
legati a vario titolo a un gruppo di indiani americani.
|
Khamsin |
|
Yoh Asakura |
Visto l’elevato grado di sfasamento che
danneggia la cittadina, il giovane richiede l’assistenza di Kazumi regalandole
uno speciale monile capace di individuare le persone che hanno in sé la fiamma
azzurra. In questo modo, lei viene a sapere tutti i retroscena della vita di
Yûji e Shana e, pur essendone sconvolta, decide di rimanere al fianco dei suoi
amici continuando quindi a dare il suo apporto. Ha un carattere dolce ma
determinato e la sua propensione per la cucina la rende simile alla madre di
Yûji, Chigusa, perfetta incarnazione della brava mamma-moglie di cui si trova
traccia in quasi tutti gli anime (di solito in contrapposizione con un
personaggio femminile completamente negato ai fornelli).[ix]
|
Chigusa, la madre di Yûji |
|
Kasumi Tendô di "Ranma 1/2" (R. Takahashi) |
In
definitiva, oltre alla complessità della trama uno dei punti forti di “Shakugan
no Shana” è la reinterpretazione degli schemi stereotipati che caratterizzano i
diversi generi di anime /manga inserendoli però in una struttura ben integrata,
senza i tipici ammiccamenti. Shana è una combattente “che veste alla
marinara”, ma non c’è il minimo cenno di panchira
(scorci di biancheria intima) e persino negli ultimi episodi, quando l’eroina
si batte coperta solo dalle bende, richiama con grazia la perversione nipponica
delle kegadoru (“le bambole ferite”)
che, riprendendo l’antica tradizione erotica del kinbari (“bondage”), rappresenta la donna arrendevole, vulnerabile.
L’uso dei lacci come mezzo offensivo / coercitivo si unisce alla fantasia
piuttosto abusata della cameriera, che però assume qui un valore diverso dal
solito. Dopo gli eventi della Grande Guerra – che s’intuiscono solo attraverso
un flashback – Wilhelmina Carmel è una delle persone che si prendono cura di
Shana durante il suo periodo di addestramento al Tendô-kyû.
|
Wilhelmina Carmel |
|
Roberta |
La divisa nasconde una
donna dalle capacità belliche notevoli, legata allo spirito Tiamat – la regina
dei draghi della mitologia mesopotamica – che si manifesta come una
tradizionale maschera sciamanica. L’idea
della donna dura che nasconde sentimenti di tenerezza ricorda molto un’altra
domestica violenta, Roberta di “Black Lagoon” (Rei Hiroe) un’ex agente delle
FARC colombiane sotto copertura nella villa di un magnate venezuelano.
[i] Lo stesso contrasto
armonico contraddistingue tutte le arti marziali giapponesi, dalla scherma al
judô e questa filosofia è esplicitata nel manga “Yawara!” di Naoki Urasawa in
cui il nome della protagonista indica proprio la flessibilità che vince sulla
forza bruta.
[ii] Secondo la dottrina, ci
sono sei (roku) mondi (dô significa “vie”, “cammini”) che rappresentano
altrettanti stati mentali diversi, corrispondenti agli spicchi della Ruota
dell’Esistenza”: Il mondo delle divinità con i loro Paradisi (Ten), il mondo
degli Ashura (demoni o semi-dei, il mondo umano, il mondo animale, il modo dei
gaki (esseri senzienti che, a causa degli atti malvagi commessi nelle vite
precedenti, sono condannati ad avere una forma mostruosa e a vagare in preda ai
desideri inappagati), lo Jikoku spesso definito “inferno” ma anche “purgatorio”,
perché condivide l’immaginario terrificante del primo ma ha la transitorietà
del secondo.
[iii] Questa impostazione è
comune in moltissimi anime ad argomento sovrannaturale tra i quali di recente
spicca l’ottimo Ga-Rei (e l’adattamento animato “Ga-Rei Zero”) (Hajime Segawa)
in cui Kensuke affianca Kagura nella lotta contro gli spiriti.
[iv] Tali caratteristiche
basate sulla letteratura antica ritornano anche nel Dantalion di “The Devil and
the Realist”(Madoka Takadono) e nella serie di videogiochi di ruolo Megami
Tensei.
[v] Serie del 1963 di
Mitsuteru Yokoyama che iniziò l’era degli anime robotici. In Italia, è stato
trasmesso solo il remake degli anni Ottanta, con il titolo Super Robot 28
(“Tetsujin” significa “Uomo d’acciaio”)
[vi] Secondo la mitologia
cinese, il Monte / Isola di Penglai è la dimora degli Otto Immortali o almeno
uno dei luoghi nei quali essi s’incontrano. Qui non esistono malattie o
sofferenze e la terra è completamente bianca mentre i palazzi sono d’oro e,
sugli alberi, crescono gemme preziose (questa versione della storia è il nucleo
del manga steampunk “Elemental Gerard” di Mayumi Azuma mentre gli Immortali
vengono citati in diversi film di arti marziali). La trasposizione giapponese
del mito – raccolta da Lafcadio Hearn – è diversa: il monte Horai è un posto
fantastico, un miraggio la cui atmosfera non è composta d’aria ma di anime e
dove gli inverni sono lunghi e freddi.
[vii] Questo in parte spiega
il suo nome, che potrebbe essere un’erronea trascrizione del termine Orgone,
coniato dallo scienziato-psicanalista Wilhem Reich per indicare una forma di
energia che permea tutto lo spazio e che spiegherebbe l’insorgere di certe
malattie.
[viii] A ben vedere, esistono
molti punti di contatto tra “Shakugan no Shana” e “A Certain Magical Index”,
sia nella trama che nell’impostazione grafica, anche se Yashichirô Takahashi
riesce ad essere più delicato, senza mai cadere nella tappola del fan service.
[ix] La competizione amorosa
espressa attraverso l’abilità gastronomica è un topos molto ricorrente
nell’animazione giapponese. In particolare nella celebre serie “Ranma ½” questo
espediente si ripete diverse volte negli scontri per ottenere le attenzioni del
protagonista: Akane deve vedersela con due vere esperte di culinaria, prima la
cinese Shampoo (si pronuncia “shan-pu”) e poi Ukyou, entrambe proprietarie di
un ristorante. Altro elemento che accomuna i due anime (e i relativi manga) è
la presenza di un terzo personaggio angelico, che agisce sempre come nume
tutelare. Nel nostro caso la madre di Yûji, Chigusa, è parallela alla sorella
maggiore di Akane che fa le veci della donna di casa.
Nessun commento:
Posta un commento