mercoledì 7 dicembre 2011

SPECULAZIONI VERDI


Visto che si profila all’orizzonte un nuovo aumento del carburante, penso sia eticamente necessario scrivere qualche commento. Voglio dire, da stamattina avevo intenzione di raccontarmi il mio ultimo, scioccante impatto con il banco ortofrutta del supermercato …
CONFESSO!
Ieri sera (ore 21 circa) ho spinto il carrello nei corridoi semi-vuoti e ben refrigerati, ho preso il guanto e il sacchetto di plastica e ci ho messo dentro due pere giapponesi e una comunissima williams.
L’idea era di bossarmela e risparmiare sul prezzo digitando il numero della pera nostrana, ma ho avuto una sorpresa allarmante: non era il nashi di per sé ad essere caro in quanto ricercatezza esotica, tutto sembrava triplicato in maniera assolutamente irragionevole: se il frutto orientale costava 2.60, quelli italiani si aggiravano intorno ai DUE EURO!!!

Trovo che questa situazione sia scandalosa, soprattutto se consideriamo che gli agricoltori lasciano marcire i prodotti sulle piante perché raccoglierli non è più conveniente. La domanda è : a chi giova il rincaro dei generi alimentari e le oscillazioni delle scorte nei Paesi industrializzati? Secondo i giornali inglesi, si accumula sempre meno grano e l’Inghilterra si appresta a coltivare più cibo. Ma è questa la risposta giusta, quando sappiamo che gli sprechi sono all’ordine del giorno nella catena di distribuzione? Non sono in grado di dirimere complesse questioni economiche, ma pare che dietro allo scambio di contratti future (con cui ci s’impegna a comprare o vendere una certa merce entro una data stabilita) sui generi alimentari e sul biocarburante sia di circa NOVE MILIARDI DI EURO. Di fronte a un simile capitale virtuale, gli speculatori non guardano di certo i “pochi spiccioli” che escono dalle tasche dei cittadini. Credo sia un gioco pericoloso perché sottrae beni fisici undispensabili per privilegiare il mondo fittizio della finanza. Forse è utopistico parlare “dell’indice della felicità” di Sen e Latouche ma oggi si sente il bisogno di sognare un po’ per sfuggire a quello che viene spacciato per pragmatismo e serve solo a mascherare il vuoto circolo vizioso degli affari. Non riesco a capire chi possano essere i misteriosi imperatori di derrate agricole che destabilizzano il mercato interno, ma stavolta non si può incolpare la Cina: pur estendendo un monopolio al limite della legalità (e della decenza) sulle risorse idriche della regione, il Dragone è stato colpito da pesanti siccità che ne hanno compromesso il rendimento nel settore primario. Gli “invasori” del nostro mercato non sono gli asiatici, almeno non direttamente. Mai come in questo caso, si rivela corretta la Teoria della Farfalla: le grandi compagnie legate a Pechino si stanno gradualmente impossessando dei diritti sulle immense piantagioni destinati al combustibile “verde” in America Latina e in Indonesia, e questo non può che destabilizzare gli equilibri mondiali dei prezzi per il trasporto e la produzione di beni di consumo.
Ornando però ai piccoli problemi di casa nostra, se si osserva una cartina, ci si accorge che una delle zone più floride negli ultimi tempi è l’Europa dell’Est, dove – tra l’altro – il costo della manodopera si mantiene basso.
Non so se le mie conclusioni sono minimamente plausibili ma qualcuno si ricorda i reportage sul PECORINO ROMANO … RUMENO? E poi ci sono le arance e le fragole dalla Spagna, le pere cilene e gli asparagi peruviani, legati a mazzi con un bell’elastico viola …

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