giovedì 1 dicembre 2011

CHE FINE HANNO FATTO I GIOVANI INDIGNATI?


Ho letto un articolo molto interessante. Si osservava che oggi il modello democratico occidentale è in crisi, schiacciato dal potere strisciante degli imperi mediatici e finanziari. Considerando gli ultimi eventi sullo scacchiere europeo e mediterraneo e le numerose interconnessioni a livello internazionale, mi domando che fine abbiano fatto gli indignati.
Mariano Rajoy, con il suo programma di austerity conservatrice ha trionfato in Spagna. Certamente Zapatero non ha saputo navigare nel mare della crisi. Ha fatto scelte sbagliate e ha pagato. Le elezioni anticipate hanno spazzato via il Psoe, che ha perso quasi quattro milioni e mezzo di voti. ma ne valeva davvero la pena? Il Partito popolare ha vinto in 11 delle 17 provincie. Unico baluardo rimangono la Catalogna e il Paese Basco, forse intimoriti dalla promessa elettorale di ridurre le autonomie locali insieme ai pesanti tagli alla spesa pubblica. Qualche sacrificio è necessario. Che dire però dell’aumento della flessibilità sul lavoro (da tradurre in un maggior precariato salariale e sociale) e le restrizioni alle leggi sull’aborto e sulle unioni omosessuali (con le centinaia di gay in fila davanti ai municipi, per sposarsi prima dell’approvazione di nuove norme)? Che fine hanno fatto i giovani di Puerta del Sol?La scelta del governo socialista iberico ha un alto profilo etico. Se le condizioni nazionali si fanno davvero critiche è bene tornare a consultare il popolo: è questo il paradigma che dovrebbe essere implicito in qualsiasi forma di democrazia. Ma quando il premier greco Papandreaou ha cercato di indire un referendum, è stato criticato e costretto a lasciare l’incarico. Il voto avrebbe rischiato di portare al collasso del sistema. Nel mondo retto dalle agenzie di rating e dalle banche non c’è spazio per la libertà decisionale. Che fine hanno fatto i giovani di Atene?
Intanto la borsa italiana oscilla paurosamente, con picchi negativi che minacciano la stabilità della famosa eurozona (un’entità mitica che sempre più somiglia a una specie di Gotham City virtuale).
Nessun atto di buongusto diplomatico da parte del Cavaliere Mascherato. Montecitorio è ora in mano a un governo tecnico (transitorio?). Una contraddizione interna: un governo non dovrebbe essere SEMPRE tecnico, ossia competente? Monti, uomo misurato e quasi noioso se comparato con le biografie da noir d’appendici dei parlamentari degli ultimi anni, guiderà una squadra di bocconiani dal passato amministrativo nelle istituzioni finanziarie. L’impressione è che, di là della credibilità di facciata (che forse risalirà dalla china in cui era precipitata), ben poco cambierà. Il capitale continuerà a imporre le proprie regole sulla politica. Che fine hanno fatto gli effimeri Draghi Ribelli?
Chi cerca di sfidare le grandi corporazioni e i mezzi d’informazione servili, ha vita breve. Dopo mesi di lotte e repressioni il sindaco di New York, Michael Bloomberg è riuscito a far sgombrare Zuccotti Park. Quelle che Chomsky ha definito “plutocrazie sostenute dal benessere” regnano ancora indisturbate e le mille anime del movimento americano non hanno avuto la forza reale di sovvertire l’ordine. Forse il dibattito sul welfare, la disoccupazione, le guerre andrà avanti oltre la protesta, ma non valicherà i confini retorici delle assemblee di anarchici in cui si discute per ore se due persone siano già un gruppo. Che fine hanno fatto i giovani di Occupy?
Le voci dal basso non arrivano a farsi sentire e sono sempre meno rappresentate dalle istituzioni sovranazionali che gestiscono i flussi di una corrente di denaro invisibile e beni fittizi. Il disegno virtuoso si sta deteriorando rapidamente.
Dopo lo scoppio delle rivolte della Primavera Araba, l’Egitto è ripiombato nella spirale della violenza di Stato. O magari non ne era mai uscito. I vertici militari erano al fianco di Mubarak e oggi detengono sia la funzione legislativa sia quella esecutiva. Non ha nessun interesse a smantellare i meccanismi di corruzione: i magistrati responsabili dei brogli elettorali non sono stati rimossi e i ministri che hanno spalleggiato l’ex presidente saranno giudicati da un tribunale civile equo, mentre ai rivoluzionari arrestati negli scontri sono state imputate accuse pretestuose che verranno valutate da commissioni speciali. Due pesi e due misure. Dove finiranno i giovani di Piazza Taharir?
Lo stessosta avvenendo in Yemen. Il presidente Saleh lascia la poltrona al suo vice. Pare che i vecchi regimi siano duri a morire. Non si sa quale sia la ricetta vincente. La “decrescita felice” è un’utopia che non può resistere alla prova dei fatti. Le piccole realtà radicate sul territorio, con una vocazione globale e tentacolare sono l’unica possibilità, ma manca la scintilla che tenga legati i nodi della rete.

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