giovedì 29 novembre 2012

PIET MONDRIAN "Albero grigio" e altre evoluzioni



L’approccio iniziale della  carriera pittorica di PIET MONDRIAN segue la corrente impressionista, molto in auge alla fine del 1800, volgendo poi verso il luminismo – la versione olandese del fauvismo. Questo approccio consente a Mondrian di svincolare il colore dai suoi riferimenti naturali, incentrando la ricerca pittorica sui componenti fondamentali: forma, linea e colore.



I primi quadri mostrano i mulini, i canali, i fari, le dune, i campanili e le chiese che il pittore incontra dipingendo en plein air. Sono i suoi soggetti preferiti perché, come da lui scritto, desidera entrare in contatto con la natura e con l’essenza delle cose.

Tra il 1910 ed il 1911 dipinge il trittico “Evoluzione” che rappresenta la sua adesione alla dottrina teosofica. Il colore è molto importante, in quanto il blu rappresenta la parte spirituale. Mondrian, però, non sarà mai soddisfatto di questo trittico che avrebbe potuto “sviluppare in maniera differente”. Nel quadro si legge prima la figura di sinistra poi quella di destra ed infine quella centrale nella quale gli occhi aperti e una maggiore intensità luminosa indicano la raggiunta visione di una verità superiore.

Ora il disegno inizia a semplificarsi. Fondamentale per lo sviluppo di Mondrian è la serie degli “Alberi”, interpretato in vari quadri tra il 1908 ed il ’12. L’albero da sempre rappresenta l’evoluzione della parte terrena che cerca di spingersi verso lo spirituale – i rami che puntano al cielo. Nel dipinto “Albero rosso” si ha una prima evoluzione stilistica. Il tronco è ben definito mentre i rami cominciano ad essere sintetizzati in forme più semplici. I colori iniziano e diventare importanti, riducendosi a due colori primari: il blu ed il rosso. Nel quadro seguente “Albero grigio” la forma è sempre riconoscibile e si stacca ancora dal fondo, che nel frattempo è diventato una superficie piatta. Nella successiva evoluzione verso l’astrazione abbiamo il “Melo in fiore” dove l’artista mostra solamente delle forme geometriche: i piani e le sembianze iniziano a scomparire, trasformandosi in linee curve, con colori dai toni modulati.

Da questi quadri Mondrian inizia il percorso verso la geometrizzazione, slegandosi dai principi del cubismo, col quale era entrato in contatto prima in Olanda ed in seguito a Parigi, dove si trasferì per dipingere.

L’artista inizia la sua ultima fase dell’evoluzione sempre ispirato dalla dottrina teosofica, che ha come finalità l’armonia tra interiorità ed il mondo esterno. Procede con l’eliminazione degli elementi ritenuti superflui, alla ricerca della Bellezza che intende rappresentare in una forma ancora più concreta di quella presente in natura. Le linee sono rette, semplici. Alcune attraversano completamente il quadro, per delimitare meglio lo spazio, altre sono brevi, a suddividere la tela. Le linee nere hanno diversi spessori, le campiture di grigio e dei colori primari (rosso, giallo e blu) sono stesi con una attenta varietà di pennellate orizzontali e verticali. I quadrati di colore, inizialmente posizionati in centro, si spostano verso i bordi del quadro, per focalizzare maggiormente l’attenzione sulla composizione, basata solamente sulla sua intuizione. Nei lavori incompiuti presenti nella mostra si notano le linee a carboncino disegnate da Mondrian e utilizzate per raggiungere l’armonia compositiva. La separazione tra emozione e ragione non esiste più. Mondrian ha terminato il suo percorso. Nella mostra sono presenti anche tre modelli dei suoi atelier, dove si nota anche in quel caso un’evoluzione fino a giungere alla purezza di linee dello studio di New York, che ritroveremo successivamente nei lavori dei maggiori architetti e designer del Ventesimo secolo.



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