domenica 2 agosto 2015

LA FORESTA DEI PUGNALI VOLANTI


 


“La foresta dei pugnali volanti”  di Zhiang Yimou è una coreografia in cui domina il verde, in accordo con le tinte della foresta o in opposizione al rosso complementare del sangue o al giallo che si ritrova nei campi fioriti al volgere delle stagioni fino al bianco dell’inverno.  La saturazione è al massimo e di certo l’estetica viene dalla pittura o ancora di più dalla tecnica di riempimento grafico dell’animazione (certe scene tra i bambù ricordano le passeggiate di “Mushishi” o il bosco di “Mononoke Hime”).  A questo si aggiunge il movimento che nelle arti marziali cinesi (wuxia) è accentuato e si avvicina alla danza come nella capoeira brasiliana, e il sonoro, sin dall’inizio la grazia nel canto e nel ballo sono componenti fondamentali della struttura narrativa con la mirabile scena dell’eco riprodotto sui tamburi grazie allo spostamento delle stoffe. Dunque, bellissimi anche i costumi che devono riprendere i colori naturali e trovare una corrispondenza nell’esuberanza dei paesaggi o degli interni decorati. Qui gli abiti sono firmati da Emi Wada, spcializzata in film corali come “Ran” o “Tabu – Gohatto” e capace di rendere le atmosfere immaginifiche di Kurosawa (“Sogni”). La compenetrazione tra uomo e Natura è data anche dai campi lunghi e dalle inquadrature allargate che inseriscono i protagonisti in un contesto paesaggistico ampio. Anno 859 sotto la dinastia Tang . Chi è il successore del capo dell’alleanza dei Pugnali volanti?  È una girandola di nomi e di visi celati dai cappelli e dai travestimenti. Fino alla fine non è chiara la parte dei singoli personaggi della vicenda che così anche nella trama, è ricca e coinvolgente fino alla conclusione tragica, con il classico triangolo amoroso tra Jin, Leo e Mei, che noi occidentali ritroviamo nell’”Otello” ma che è la base di innumerevoli racconti. Jin è come il vento giocoso. Lo si potrebbe paragonare alla figura del Jinn (con due N!) come se si trattasse di un trickster tra due mondi, quello dei ribelli e quello della milizia imperiale, ossia tra il nuovo e il vecchio o ancora tra la libertà e l’istituzione.
 

Nessun commento:

Posta un commento