martedì 30 ottobre 2012

GIAPPONE NELL'OCCHIO DEL CICLONE

Ultimamente il Giappone è spesso al centro delle notizie sulle pagine di cronaca estera.


1. La disputa territoriale contro la Cina per le isole Senkaku – scogli più che isole, che per le due nazioni rappresentano un punto d’onore patriottico piuttosto che un reale interesse territoriale si sta allargando a mavvhia d'olio e sta coinvolgendo anche Taiwan: a settembre, le motovedette nipponiche hanno sparato con i cannono ad acqua su 8 navi-pattiglia inviate da Taipei.. Una scaramuccia certo, che però si è trasformata in un preoccupante boicottaggio commerciale di tutti i prodotti nipponici nel Celeste Impero, con ripercussioni finanziarie considerevoli e persino delle conseguenze culturali inaspettate, perché ovviamente l’opera letteraria di Mo Yan ha pregi innegabili vista la forza della sua poesia visiva, ma il fatto che l’autore sia sempre stato dichiaratamente servile nei confronti del potere fa sospettare una piega politica del Nobel …

2. Come se il Sol Levante si stesse di nuovo chiudendo in un isolamento autoimposto, stanno esplodendo le tensioni anche nei confronti degli Stati Uniti. La questione irrisolta delle basi militari nell’arcipelago di Okinawa è costata il posto a più di un ministro da quando si è ripresentata prepotentemente nel 2009, dopo la prima vittoria dei Democratici al Parlamento dal dopoguerra, e il problema è una macchia taciuta nel curriculum dei rapporti diplomatici dell’amministrazione Obama che, senza concedere grandi spazi, ha inserito questo tassello nello scacchiere di rafforzamento bellico americano nel Pacifico. Oggi lo stupro di una donna okinawana commesso da un marine ha riaperto le vecchie ferite, riportando alla mente l’orrore del 1995 quando una ragazzina di dodici anni era stata violentata da un gruppo di soldati. La massiccia dislocazione dell’esercito in queste enclave è un problema per molti cittadini, che sono scesi in piazza per protestare e chiedere l’immediata chiusura delle basi – veri e propri mondi separati – ma altre persone rilevano i vantaggi, soprattutto economici, portati dagli stranieri in una delle regioni storicamente più disagiate del Giappone. Non si può prevedere come agirà lo Stato di fronte alla rabbia della gente perché, pur essendo un territorio strategico importante, la prefettura di Okinawa (alla periferia meridionale del Paese) è sempre stata discriminata. La crisi, quindi, apre un fronte interno oltre a quello esterno.

3. Intanto il ministro della giustizia Keishu Tanaka si è dimesso dopo ave riconosciuto i suoi legami con la yakuza. I rapporti tra malavita e politica non sono mai stata un mistero: in un Paese che si è ritrovato spaccato dai rapidissimi cambiamenti sociali dell’800, le organizzazioni erano l’ultimo baluardo di una struttura di potere gerarchica e lo sconvolgimento portato dalla sconfitta bellica del 1945 aumentò ancora di più il divario esistente tra cittadini e classi dominanti. Tale scollamento si è manifestato in maniera evidente con la tragedia del terremoto e dello tsunami del marzo 2011: in molte aree colpite è stata la yakuza a fornire i primi soccorsi.

4. E su questo punto si articola l’ultima, difficile sfida del governo che cerca di far fronte alle necessità energetiche nazionale di fronte a una popolazione sempre più critica nei confronti del nucleare. Le prime promesse di chiudere o ridurre i reattori attivi sembrano sfumare nel limbo della retorica mentre la gente scende in piazza con maschere di Halloween e cartelli contro l’uso pericoloso dell’atomo.

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