sabato 6 ottobre 2012

SAINT SEBASTIAN'S SPELLS


Ottobre.

Credo di aver visto le prime foglie diventare rosse sugli alberi, ma nel verde generale hanno un aspetto sciatto e marcio, nemmeno paragonabile alla sobria eleganza dei momiji nel giardino di una casa da tè. Anche i giacinti comprati da Cassy hanno un che di deprimente.

Appena sbocciati, sono stati trasferiti in vasi più grandi e legati stretti a paletti di sostegno, cercando di tener ben dritta la loro monumentale armatura floreale.

Un tripudio, uno spreco ingiustificato di magnificenza botanica costretta e impettita.

Sono condannati in attesa dell’esecuzione (Muchos años después, frente al pelotón de fusilamiento, el coronel Aureliano Buendía había de recordar aquella tarde remota en que su padre lo llevó a conocer el hielo). “Devo fotografarli” ho pensato ammirando la stoica resistenza degli steli – comici spaventati guerrieri, Santi trafitti dai dardi, piccoli Don Quijote con il fiero Elmo di Mambrino.

Teneri boccioli nel mattino,

Esuberanza di corolle bianco viola nel pomeriggio.

Tragico collasso la sera.

Pare la sintesi di una vita minuscola: tre scatti a colori in successione. Con un click vario la luminosità e il contrasto delle immagini e poi resto ferma sulle mattonelle di cotto della cucina con l’improvvisa voglia di ascoltare una voce stridula che canta di diversità luccicanti e solitarie.

Se ora gettassi un’occhiata oltre il davanzale, il cielo non sarebbe azzurro.

Ho l’impressione di aver dimenticato da qualche parte l’incubo che ho fatto ieri, intrappolato nelle ombre del dormiveglia e in forndo devo valere proprio poco se sono sempre qui sola. Nel Vuoto.

Ho un solo modo per sciogliere la maledizione.



 La lama è tiepida e confortante sulla pelle – Questo è sbagliato (Since I was born I started to decay /

Now nothing ever ever goes my way).

 Strappo delicatamente la protezione di piastrine agglomerate – è curioso che vista da fuori questa pellicola sembri molto più resistente: sarà l’influenza di certi cartoni animati sul corpo umano che ti mostravano un affastellarsi volenteroso di grassi ometti rossi impegnati a chiudere le falle, tentando di evitare il naufragio. – È come se mi fosse rimasta solo la dolcezza di questa cieca routine (It's so relieving to know that you're leaving as soon as you get paid )

 Richiamo il primo fiore di fuoco – mi piacerebbe usare il giapponese, con l’espressione così poetica delle sue pirotecniche esplosioni vegetali ma … mi sono stancata della Poesia e non pretendo di salvare nessuno (tanto meno me stessa).

 Gocce rosse sul candore del fazzoletto, come haiku ricamati sulla carta assorbente – Non è moralmente accettabile ma ha una sua poesia, e qualcuno dovrà pur scrivere di questa Primavera Imperfetta.

 Applico un cerotto – striscia di plastica con sopra stampata la faccia assonnata di Gintoki Sakata: anima d’argento e palle d’oro.





Come un petardo difettoso, giro, fremo, scoppietto per la casa. Salto sulla poltrona, mi arrampico e cado rincantucciata sul sedile.

Torno nel grembo protettivo di una madre.

Abbasso le palpebre e intorno si fa buio, ma sono così stordita da non riuscire a dormire.

Avrei bisogno di un momento, un momento soltanto per capire se sono io a sognare il Re degli Scacchi o se è lui a sognare me.

Resto immobile.

Prima o poi qualcuno verrà ad accarezzarmi i capelli, a calmare i miei pensieri in Tempesta.

E allora potrò finalmente staccare la spina.

http://www.youtube.com/watch?v=FYQhM4WoSeY

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