domenica 7 ottobre 2012

THE RINGER UPSODE DOWN

http://www.youtube.com/watch?v=MJRIY9U4zhQ

Il poeta è un fingitore / Finge tanto completamente / Che giunge a fingere che è dolore / Il dolore che davvero sente.




Emergo dal mio secondo sonno alle 10.33.

Mi sento la testa pesante come un blocco di marmo con al centro un nido di vespe, come i volti di down di marmo decostruiti dallo scultore coreano che ho recensito ieri: espressioni pacifiche di Divinità della Fortuna dell’era post-Matrix, visi in cui si aprono vuoti impossibili da colmare.

Il terzo occhio è stato cavato per sempre.

E poi ci sono le figure sdraiate di un altro artista, con tutta la loro placida calma zen. Ho l’impressione che questi siano i due poli di uno stesso discorso, come in quel film in cui il ragazzo che entrava nelle case disabitate impara l’invisibilità nella concentrazione delle arti marziali.

Rimango immobile per qualche minuto, a occhi chiusi, cercando di orientarmi nell’alveo infinito del letto.



La mano destra su cuore – spasmi lenti e densi come se tutte le parole che non sono ancora riuscita a scrivere si accalcassero in un’aura di polvere intorno al muscolo tremante. Provo a tracciare un contorno delicato chiudendo leggermente le dita – Appena l’otto per cento dei pazienti sopravvive per più di un mese dopo una rianimazione cardiopolmonare. Di questi solo il tre per cento potrà svolgere una vita quasi normale.

La mano sinistra su un fianco. Tasto la sporgenza aguzza che dovrebbe essere il bacino. Una volta ero trasparente come una radiografia. Poi mi hanno costretto ad accettare centinaia di minuscoli compromessi. Una lista interminabile di piccoli passi che includono colpe quasi inconfessabili, e piatti che di certo non compaiono nel Manuale della Brava Anoressica (di prossima pubblicazione).

Se mi metto seduta, dopo un po’ il coccige comincia a farmi male – Al tramonto mi crescerà una coda da Marsupilami.



Camminare in centro all’ora di pranzo è una tortura di odori e sapori irraggiungibili. Come fa la gente a passeggiare addentando un kebab? Come si fa a chiacchierare disinvolte mentre si lecca un gelato? Potrei fermarmi in un panificio e rompere le catene, potrei entrare in una pasticceria e ordinare come se niente fosse. Non arriverò mai a tanto ma ho i miei segreti da non rivelare a nessuno, come un prestigiatore di Las Vegas … Il poeta è un fingitore …



Le mie notti si sono notevolmente accorciate. Tre ore di sonno dall’1.20 alle 4.45 poi la sveglia, il caffè e un anime con sottotitoli in inglese (Appunti nell’apposito file sugli spiriti giapponesi) e venti pagine di un romanzo che cadono come gocce di mercurio sulla coscienza ancora annebbiata.

Ogni due-tre ore, dovrei fare una pausa.

Oggi ho acceso la TV. Dopo un po’ di anni, le facce passano da un telefilm all’altro ed è come ritrovare una vecchia foto di famiglia: la scena ha qualcosa di rassicurante, ma certi attori restano troppo legati ai loro ruoli e, guardando un episodio di The Ringer ti aspetti che da un momento all’altro Sarah Michelle Gellar tiri fuori un’arma da cacciatrice di vampiri. Il suo corpicino biondo non mi convince del tutto, ma va bene come diversivo, giusto per distrarsi un po’.





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