Reprise: «Non ti senti bene?» disse Ondine dall’altezza vertiginosamente squadrata delle sue parigine di vernice «Vuoi che chiamiamo un taxi? Possiamo sempre metterlo in conto al boss» disse l’acqua sul fondo abissale degli occhi di Béatrice . «Se aspetti ancora un minuto, ti accompagno in autobus» dissero le braccia sottilissime di Jane mentre cadevo nella spirale black-out cerebrale.
Uno strano suono riaccende la mia coscienza fluttuante.
Ancora a occhi chiusi afferro il telefono poggiato sul bidone di latta accanto al letto e mi sforzo di mettere a fuoco. No, lo schermo è nero, spento e silenzioso, ma il rumore continua metallico e stridulo: viene da un punto imprecisato oltre la cornice soleggiata della finestra. Gra Gra Gra i gabbiani volano in formazione disordinata sui tetti, le ali quasi nere contro il cielo e c’è qualcuno che urla dalla strada (Per quante ore ho dormito?).
Una volta Annie mi ha raccontato una scena al limite del surreale.
«L’altro giorno» lampo rasserenante del suo sguardo chiaro «Sulla terrazza qua vicino c’era un uomo circondato da uccelli infuriati e cercava di scacciarli brandendo una katana! Se ne stava là a petto nudo e mulinava la spada in aria come un pazzo! Roba da matti, davvero». Eravamo a casa sua, all’ultimo piano di un palazzo dei vicoli, la città stesa su vari piani fino all’orizzonte – le cupole verdi di rame, le tegole d’ardesia liscia. Tramonto. Lei beveva una birra, affacciata alla ringhiera che dava sul vuoto – incredibile tentazione gravitazionale. Agitava la schiuma bionda nella bottiglia e parlava scuotendo i riccioli color miele.
Era ancora estate e noi ci vedevamo spesso. Preparava tabulé di couscous piccante per sé e mi comprava un vasetto di yogurt greco e una mela smith per cena. Parlavamo, inventavamo futuri possibili e il tempo scorreva e lei cantava una canzone di David Bowie con la sua angolosa pronuncia britannica imparata in un’infanzia londinese. … We can be heroes / just for one day … Già, potevamo essere eroi solo per un giorno …
Ma questo è stato prima, prima che il mondo si mettesse a girare troppo in fretta. Ora tutto è diverso. Ho sentito di recente che i secondini che fanno la ronda lungo le mura del carcere devono portare e caschi speciali per difendersi dagli attacchi degli uccelli, ombre tristi e impazzite, lontani dal mare.
Questo posto non ammette più la poesia. Se qui una gabbianella si credesse un gatto, verrebbe aggredita da un branco di pantegane, nate e cresciute sul greto radioattivo di un torrente pieno di spazzatura e di alghe fluorescenti.
Annie …
Ieri sera sono uscita, cercando un po’ d’aria pulita al di là delle quattro pareti della mia stanza piena di niente. Le serate sono ancora inaspettatamente miti e la strada si è costruita con i miei passi, un nastro lucente come il sentiero che conduce alla città di smeraldo – Tutto ciò che dovevo fare era sbattere tre volte i tacchi e ordinare alle mie Etnies di portarmi dove desideravo.
Volevo andare a trovarla … Sarebbe stato un gesto davvero letterario, così la vita sarebbe diventata racconto … Ma mi sono fermata, ho riflettuto: mi avevano insegnato che non si piomba a casa delle persone senza avvisare e soprattutto non alle otto e mezza, quando i fornelli sono già spenti e si smette la fatica quotidiana di “essere sociali”, quando ormai si è rassegnati all’anestesia del telegiornale ( anche se Annie aveva abolito la tv e lo schermo giaceva spento sul pavimento: le ninfee di Monet appiccicate sul vetro catodico e la cassa dipinta con un pattern zebrato lilla – Paint your life, baby!)
Sarebbe stato bello, sarebbe stato confortante poter almeno telefonare, lasciare una nota sospesa nella quiete di quel mini-monolocale bohemien, per poi riattaccare sentendo la voce all’altro capo di una linea immaginaria.
Sono tornata indietro nella desolazione solitaria dei viali d’autunno. Dovevo contattarla perché dicembre era alle porte e lei sarebbe partita per un tour alla ricerca dei suoi mille amici sparpagliati per l’Europa dal progetto Erasmus, e poi forse si sarebbe concessa una vacanza in qualche esotico paese orientale con spiagge da cartolina («Sai, ho sentito che la Thailandia è fantastica») … E intanto me ne sto immobile, soffocata dalla sabbia della mia clessidra che si esaurice.
http://youtu.be/YYjBQKIOb-w
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