giovedì 30 maggio 2013

DEXTER IN MY KITCHEN / THE ANTICHRIST'S CHEMISTRY


Verrà la morte e avrà i tuoi occhi - /Questa morte che ci accompagna/ dal mattino alla sera, insonne, / sorda, come un vecchio rimorso / o un vizio assurdo. Cesare Pavese




18.34 Bevo un mate guardando fuori dalla finestra. L’aria è ancora chiara e polverosa.

Prove tecniche di primavera.

Io

Sono grigia.

Indosso una t-shirt dei Ramones sotto il maglioncino di lana e accendo svogliatamente la tv sul notiziario: HABEMUS ANTI-CHRISTUM! Il papa nero si affaccia al balcone travestito da colomba, e parla del Diavolo e dei suoi Arciduchi come se li avesse incontrati in metropolitana. A piedi nudi sul pavimento freddo, ascolto le conseguenze di una sana rieducazione spirituale. La prova dei fatti darà ragione alle profezie? Dovrei infilarmi un paio delle calze, se non sorelle per lo meno simili. Ho i brividi e i lividi blu dell’anima si fanno più scuri. Nel vuoto.



Premo i tasti PAUSE / START

«Chi è che canta? Chi suona?»

Ho placato per un attimo le paranoie economiche per comprare l’ultimo disco firmato da Dave. C’è una nota di felicità floreale nelle domande garrule di Cassy, ma io annaspo sull’abisso, confondo la voce della persona che mi ha salvato tante volte spazzando via le nuvole nere. Sparo la prima risposta possibile, mettendo insieme un collage di nomi drenati di significato. Mi gira la testa e quando leggo la tracklist è troppo tardi: avrei fatto meglio a tacere. Avrei fatto meglio a coprire i buchi indecenti della mia memoria.

Tutto è collegato. PAUSE / START

Anche se cerco di recuperare terreno – ai miei occhi più che a quelli di lei – l’atmosfera è ormai completamente rovinata perché D ha lo sguardo di pietra, le rughe contratte in un’espressione amara: si è accorta del mio dolore sordo, nonostante io abbia respirato a fondo per dimenticare gli sbagli e ricominciare da capo. Silenzio.

«Ecco, con te non posso mai parlare spontaneamente!»

È un atto d’accusa, ma non siamo al Tribunale dell’Inquisizione: non sono una santa ma se affonderemo, lo faremo insieme. Ho fatto sforzi inimmaginabili per smettere di essere invisibile; ho tentato disperatamente di svanire.

Mi sento una stronza. Ok, magari sono una stronza

Non dovrei dare peso alle piccole cose senza importanza. «Ti sto odiando per questo tuo atteggiamento!»

È un sasso scagliato contro la mia ombra.

Distruggerò tutto prima che qualcuno si accorga delle mie vergognose lacune. Dimenticherò come si respira e come si cammina e tutto sarà più semplice.

Voglio chiudere gli occhi e dormire. Forse avrei solo bisogno di una vacanza!

Ho preparato il curry giapponese ma ho scordato di aggiungere la mela. Ennesima scossa dei neuroni sconnessi, Alzheimer precoce.

Cassy taglia due spicchi rossi e farinosi e li fa a pezzi per cuocerli ma la mia rabbia trattenuta la fa esitare, le fa allungare la mano per buttarli via.

Le blocco il polso per mischiare la polpa bianca alla salsa marrone: non posso sciupare la foto da pubblicare in rete; se ho talento, i miei followers mi loderanno: balsamo per le ferite che genera altre ferite, cicatrici su cicatrici. Sul braccio di mia madre resta un segno viola, sul cuore un'altra ecchimosi. Siamo dentro le nostre bolle d’aria velenosa, sempre in equilibrio precario su di un filo teso tra due fallimenti. Siamo incompatibili, dato che abbiamo vissuto troppo vicine e distanti anni luce, con interessi in comune e imperfezioni conflittuali.



I rapporti con gli estranei non sono molto diversi, solo che con gli altri trovo più in fretta il modo di lenire il dolore prima di scoprire i denti.



Cambio scena. PAUSE / START

Interno sbiadito, il giorno dopo.



«Nell’ultimo pezzo, ho corretto una tua citazione» Il tono di Ondine è dolce e carezzevole come il gusto di una merendina al fiordilatte. Osservo le sue mani gesticolare, la bellezza delle sue unghie tagliate all’americana. Abbozzo un sorriso nervoso: « Anche le migliori sbagliano», ma le parole non escono naturali.. La guardo, occhiali vintage, viso pallido. Aspetto l’epilogo del mio micro-disastro privato, giocherellando con la punta di un cutter: incisioni minime sul palmo della mano, riflesso automatico che prelude a meravigliosi effetti speciali, fuochi d’artificio rossi-rossi. Penso alla reazione di D di fronte alle mie sbandate incontrollate. È sempre la stessa, triste, impotente, con un retrogusto professionale: «Tu sei malata. Disturbata. Distorta»

... Come una radio fuori sintonia.

http://youtu.be/uFOyOOvbPU0

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