venerdì 5 aprile 2013

À PARIS, LA NEIGE EST BLEUE



Il mondo è bianco e il mal di testa non mi dà tregua. Forse è colpa del freddo che sale dal pavimento di marmo riempiendomi tutto il corpo di cristalli algidi. Provo a sdraiarmi sul tappeto del soggiorno, proprio davanti all’unica stufa funzionante. Avvolta in uno scialle nero, isolata dalla sporcizia acariforme annidata nelle trame persiane, sembro la Piccola Fiammiferaia in attesa che qualcuno crivelli di colpi Hans Christian Andersen.


Ma in fondo non si sta male nella dimensione rasoterra.

Potrei comprare addirittura un materassino gonfiabile – di quelli da mare, molto vacanzieri – e sistemarlo lì, in mezzo alle piante rosse di anturio … forse però sarebbe più comodo un bel futon caldo, e magari un kotatsu …

La tormenta era stata annunciata da giorni, con i toni allarmistici di un cataclisma meteorologico che faceva sorridere sotto il sole limpido dei pomeriggi invernali.

Stamattina la città è stata teletrasportata in Siberia.

Guardo fuori mentre le nuvole lattiginose coprono i profili grigi dei tetti.

«Se provi a uscire, prendi mia la giacca pesante» dico a Cassy

«No, metterò la pelliccia. Ma comunque penso che non verrà nessuno in ufficio.»



Anche ventiquattro anni fa nevicava. Parigi era bellissima e trasparente sotto il suo mantello di ghiaccio. Cassy, con la stessa pelliccia di finto castoro, sorrideva argentata calcandosi sulla testa un capello di lana color mattone. Teneva Alissa per mano e l’universo non si era ancora avvitato su se stesso.

La bambina camminava allegra su di un muretto per essere alla stessa altezza della mamma e colmarsi gli occhi e l’anima di meraviglia. La cattedrale si ergeva su di un’isola circondata da un fiume di lapislazzuli e spazzatura. I gargouille lanciavano messaggi al cielo e le loro espressioni distorte preconizzavano la scomparsa della principessina dai boccoli biondi che beveva latte alla fragola e cacao nella luce gotica delle vetrate.

Tutto aveva la magia di un parco giochi inaspettato, un nuovo palcoscenico sul quale provare passi di danza e storie dell’orrore.

Perché l’Imperatrice ha dimenticato la sua Barbie preferita sulla moquette blu di una stanza d’albergo? Era bellissima, insostituibile, con il cappotto rosso e i fuseaux a fiori provenzali disegnati da un grande stilista. I capelli ovviamente erano biondi e aveva gli occhi contornati da un trucco un po’ vistoso ma elegante – così diverso da quello volgare delle bambole di adesso! – Quella era la protagonista dei complicati intrecci d’amore e morte, che portavano in scena un solitario dongiovanni con i pantaloni trattenuti da una spilla a forma di mela. Com’è possibile che nessuno si fosse accorto che una cosa così importante rimasta sotto il letto quando avevano rifatto le valigie per partire?

A rifletterci bene, che fine hanno fatto tutti i giocattoli di Alissa? Se ora li ritrovassi – dentro un sacchetto umido, in cantina – recupererei almeno Ken e indosserei il suo fermaglio d’onice stellato. Poi cercherei anche i vecchio occhiali con la montatura dei Puffi, lasciati in un eterno nascondino in una scatola di calze infantili. So per certo a lei piacevano. E che li odiava perché non erano abbastanza regali, specie se si appiccicava un brutto cerotto sulla lente sinistra. M’illudo che, armata di questi oggetti fatati, riuscirei a ricordare le parole dell’incantesimo e ricomporre il passaggio tra le infinite possibilità quantistiche, scenderei per strada ed entrerei in un bar aperto nonostante la bufera e ordinerei una cioccolata guarnita di sciroppo, da portar via in un grosso bicchiere di carta. Poi, di nuovo sul marciapiede, tirerei fuori la lingua per sentire il sapore gelato dei fiocchi sulla lingua. Sarà vero che ognuno è diverso?

Ma un profeta ieratico, dalla Finestra aperta di Media Player, mi urla addosso: “What is lost can’t never be saved” – Elettricità distorta genera ragnatele di fili viola.

OK, allora con la forza del pensiero potrei chiedere almeno una vita tranquilla d’ora in poi … È come accontentarsi di una magione di campagna dopo che ti hanno promesso un regno … È una foto di Alice Liddell da donna.



http://youtu.be/IZ8_dswW-18

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